La rampa di accesso per disabili è chiusa, così una mamma, con il figlio in carrozzina, è costretta a cercare da sola un ingresso alternativo, sotto la pioggia. È accaduto all’ospedale Pediatrico Giovanni XXIII di Bari. A raccontarlo è la mamma, che non nasconde la rabbia per le difficoltà che ogni giorno si trova ad affrontare in una città che definisce “piena di barriere”.
Secondo quanto raccontato dalla donna, sul posto per una visita dedicata al figlio, l’ingresso dotato di rampa (così come si vede in foto) era transennato per lavori, senza cartelli, indicazioni provvisorie o segnalazioni per percorsi alternativi. Così, la donna, si è rivolta ai vigilanti dell’ingresso principale che però, attenendosi ai protocolli di sicurezza, non hanno potuto aiutarla a sollevare il bambino sulle scale assumendosi la responsabilità in caso di caduta. “Ragionamento corretto – racconta la donna – ma chi ha transennato la zona doveva pensare anche agli utenti, in particolare a quelli in carrozzina. Mi è stato suggerito di tornare alla macchina, raggiungere il pronto soccorso, nonostante la pioggia e l’impossibilità di lasciare l’auto in sosta nell’area riservata alle emergenze, per poi allungare di molto la strada, quando a dividermi dal luogo della visita era solo la rampa transennata”, evidenzia senza celare il rammarico per una città che spesso e volentieri “Non è a misura di disabili”.
“Le barriere le trovi ovunque, anche quelle che non si vedono – spiega – nel modo in cui si pensa, nel modo in cui si parla. Rispetto a cinquant’anni fa siamo avanti, certo, ma non possiamo adagiarci. Quando sono arrivata all’ingresso ho trovato la recinzione e ho chiesto dove poter entrare, ma non c’era una risposta chiara. Mi è stato detto di rifare tutto il giro, ma questo avrebbe significato smontare nuovamente la carrozzina, rimettere mio figlio in auto e rifare tutto il percorso sotto la pioggia sottoponendo mio figlio a molto stress e al freddo. Sono operazioni che affronto spesso, ma sono fisicamente pesanti e non sempre ce la faccio. Il vigilante ha fatto il suo dovere e non posso prendermela con lui, ma non è possibile che nessuno abbia pensato a una soluzione alternativa: una pedana, un cartello, una freccia, qualcosa. Alla fine, siccome conosco l’ospedale, ho cercato da sola un altro ingresso con lo scivolo, riservato al personale, e sono riuscita a entrare. Ma non dovrebbe funzionare così. È una struttura pubblica: chi autorizza i lavori deve pensare anche a come far accedere le persone. Questa città si perde nelle cose più semplici, serve più attenzione, anche nelle piccole cose. Perché si possono costruire marciapiedi larghi con rampe, ma se poi non ci si mette mai nei panni degli altri pensando davvero a tutti i cittadini quando si costruisce qualcosa o si fanno dei lavori, vuol dire che si sta lasciando indietro qualcuno. E non è giusto”, conclude.