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Biologa di Bari a Cardiff: “Preoccupati per la Brexit””

Pubblicato da: Francesca Romana Torre | Mar, 10 Giugno 2025 - 10:12
Ateneo Bari università

Da cittadina italiana cittadina del mondo. Una biologa all’Università di Cardiff lascia Bari qualche anno fa, colpita dal paesaggio e dallo stile della Gran Bretagna, dove decide di proseguire la sua carriera. “Ho sempre amato viaggiare e ho avuto la possibilità di vedere i posto più disparati nel mondo – racconta –  tutto ciò ha cominciato a farmi sentire scomoda nella mia quotidianità, a tratti insofferente”.

Cosa vede se si guarda indietro?

Da un punto di vista personale vedo la mia famiglia ed i miei amici che sono la cosa di cui sento più la mancanza, mi mancano le piccole cose che si danno per scontate quando le hai intorno a te. Se dovessi rispondere sulla mia esperienza italiana paragonata a quella targata UK vedo un paese stanco che stenta ad andare avanti nonostante abbia tutte le carte in regola per farlo. Mi sono purtroppo resa conta di quanto sia facile qui fare qualsiasi cosa, niente lenta burocrazia, niente nepotismo, molta meritocrazia. Certo ci sono anche qui un sacco di problemi, io vivo in quella che è la roccaforte pro Brexit, però il livello dello stile di vita è nettamente più alto e non ti senti sacrificato in nome del lavoro ma hai la possibilità di goderti la vita.

E se, invece, guarda il suo futuro?

Vedo me stessa già proiettata in un’altra nazione nonostante qui mi trovi benissimo. Sono riuscita a integrarmi e a trovare velocissimamente un’opportunità di lavoro adeguata alle mie capacità. Mi rendo conto che da una parte c’è il modo di essere e la mia curiosità verso il mondo, ma dall’altra c’è la spada di Damocle della Brexit, la situazione è ancora talmente nebulosa da non permettere a nessuno di capire quale sarà il destino dei cittadini europei in UK.

Quali differenze ci sono a livello professionale tra l’Inghilterra e l’Italia?

Purtroppo c’è un abisso, parlo del mio campo ovviamente, io lavoro per l’università di Cardiff. Non esistono problematiche legate ai fondi quando qui si parla di ricerca e i laboratori sono pieni di gente, sono sempre in fermento e aperti a nuove idee o proposte. Ci sono studenti e membri dello staff provenienti da ogni parte del mondo e quindi c’è una forte possibilità di crescita personale e professionale.

Ritiene che la sua formazione svolta in Italia l’abbia aiutata nella sua carriera?

Devo tutto alla mia formazione italiana, senza di essa non potrei essere dove sono. La formazione che ho ricevuto mi ha plasmata e mi sono resa conto che è di un livello altissimo rispetto a quella che viene fornita qui. Siamo anni luce avanti!

Tornerebbe a vivere in Italia?

Assolutamente no e non perché non ami la mia nazione, anzi, ma mi rendo conto che qui vivo bene, il Regno Unito mi sta facendo capire che c’è tempo per tutto, per lavorare, per divertirsi, per studiare, per stare con gli altri. Non c’è pressione.

Cosa consiglierebbe a chi vuole fare un’esperienza simile alla sua?

Di non pensarci due volte e partire! Vivere e lavorare o studiare all’estero è qualcosa che ti completa. Il contatto ed il confronto con altre realtà ti porta ad avere una mente aperta a pensare oltre gli schemi e quindi a vedere quel ventaglio di possibilità che difficilmente si potrà vedere restando chiusi sempre nella stessa realtà, per quanto la si possa amare.

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