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Anche Bari ricorda il giudice Borsellino a 25 anni dalla strage, Decaro: “Simbolo dell’Italia che non si rassegna”

Pubblicato da: Vincenzo Damiani | Mer, 19 Luglio 2017 - 15:30

Anche Bari oggi a ricordato il magistrato Paolo Borsellino a 25 anni dal suo omicidio e dalla strage di via D’Amelio, a Palermo, in cui persero la vita – assieme al giudice – i poliziotti Emanuela Loi, Walter Cusina, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina.

Stamattina il sindaco Antonio Decaro ha deposto una corona di fiori: “Paolo Borsellino – scrive il sindaco su facebook – è stato, e sarà sempre, il simbolo di un’Italia che non si rassegna. Un uomo che insieme a tanti protagonisti di un difficile momento storico del nostro Paese si è battuto per la legalità, la giustizia, la ricerca della verità e la tutela dei diritti, contro la criminalità organizzata, che imponeva con la violenza il suo potere parallelo a quello dello Stato. Tante sono state le vittime innocenti, ma il lavoro svolto da Borsellino e dalle istituzioni impegnate nella difesa dello Stato non è stato vano. A loro dobbiamo non solo le centinaia di condanne, ma un pezzo della nostra stessa libertà. Questa libertà – prosegue – bisogna onorarla nella pratica quotidiana, ecco perchè presto costituiremo in Consiglio Comunale, con tutte le parti politiche, la consulta della legalità, una rete tra istituzioni, associazioni e tutte le forze sane della città che ci aiuteranno a  tenere saldi i legami della nostra comunità. Oggi ricordiamo non solo una persona ma un atteggiamento di vita”.

Anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha ricordato il giudice: “Nel giorno in cui l’Italia ricorda Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, misuriamo ancora una volta l’affetto, la gratitudine, la riconoscenza degli italiani onesti verso un grande magistrato, un servitore dello Stato, un eroe civile.Ciò che abbiamo imparato da lui è che la mafia non scompare con la sequenza delle catture e delle pene inflitte. Agli studenti amava ripetere che la via repressiva, da sola, non fosse sufficiente e che fosse necessaria la costruzione di uno status sociale, di un recinto di diritti, di più partecipazione e più democrazia. L’antimafia vera tocca a noi costruirla giorno per giorno. È questa la lezione di Paolo Borsellino ed è questo ciò che dobbiamo continuare a fare: veicolare con azioni concrete i valori della legalità, della giustizia e della difesa della nostra Costituzione”. “Danneggiare i simboli della lotta alla mafia – sottolinea Emiliano con riferimento all’episodio della targa di Rosario Lìvatino – come farebbero dei teppisti di quartiere dà il segno della vergogna della quale si sono ricoperti i mafiosi”.

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