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Bari, un medico del Policlinico chiese aiuto al boss del Libertà per riavere 2 moto rubate

Pubblicato da: redazione | Mer, 4 Aprile 2018 - 12:30

Un medico del Policlinico di Bari chiamò il boss Giuseppe Mercante per riottenere i due motorini che gli erano stati rubati. Accadeva nel 2014. Come quel medico, tanti cittadini baresi e commercianti in quegli anni pagavano il pizzo in un clima di omertà e assoggettamento al clan Strisciuglio.

È quanto emerge dall’indagine della Dda di Bari che oggi ha portato all’arresto di 25 persone (15 in carcere 10 ai domiciliari) per traffico e spaccio di droga, due tentati omicidi, armi e numerosi episodi di estorsione con l’aggravante mafiosa. “È un motivo di grande preoccupazione che ci si rivolga a malavitosi e non alle forze dell’ordine per avere giustizia”, ha commentato il procuratore aggiunto di Bari Francesco Giannella. I fatti contestati in questa inchiesta della Dda, coordinata dai pm Giuseppe Gatti, Ldia Giorgia, Patrizia Rautiis e Renato Nitti, si riferiscono al periodo 2013-2014 e riguardano la guerra interna al clan per il controllo dello spaccio sul quartiere. Da un lato il gruppo criminale capeggiato da Mercante (soprannominato “Pinuccio il drogato”) e Alessandro De Bernardis (entrambi finiti in carcere), dall’altro quello che faceva capo alla famiglia Valentino. Oltre ai reati legati alle attività illecite, droga ed estorsioni, si contestano anche due tentati omicidi: quello del marzo 2014 nei confronti dei fratelli Vincenzo e Giovanni Valentino (fratelli del collaboratore di giustizia Giacomo Valentino) in risposta ad un accoltellamento, e l’altro di un mese dopo contro i rivali De Bernardis e Riccardo Lucchesi. In tutti questi casi le vittime degli agguati non hanno denunciato

Le indagini della squadra mobile hanno anche ricostruito decine di episodi di estorsione. “Un macigno che pesa sulla capacità di sviluppo dell’economia – ha detto Giannella – e che alimenta una catena interminabile di illegalità”. Un commerciante del quartiere Libertà di Bari sarebbe stato costretto a versare 2 mila euro al mese arrivando a dover chiedere prestiti per pagare il pizzo al clan. “Oggi le cose sono un pò cambiate – hanno spiegato gli inquirenti – perché i cittadini denunciano di più e hanno maggiore fiducia nella capacità dello Stato di intervenire e proteggerli”.

Agli odierni indagati sono contestati anche numerosi furti di auto e moto con conseguenti richieste di alcune centinaia di euro per la restituzione di ciascun mezzo, oltre a furti in appartamenti (in un caso con la complicità della collaboratrice domestica). Nel corso delle indagini sono state sequestrate armi e droga e questa mattina, durante le perquisizioni eseguite contestualmente agli arresti, è stato rinvenuto il libro mastro della droga con appunti manoscritti indicanti i quantitativi di stupefacente venduto e le relative somme di denaro.

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