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Bari, dopo gli ospedali a rischio chiusura 17 Punti di primo intervento: ecco l’elenco. Insorge anche il centrosinistra contro Emiliano

Pubblicato da: Vincenzo Damiani | Gio, 12 Aprile 2018 - 16:15

Dopo gli ospedali, la scure si abbatte sui punti di primo intervento. Sono 39 le strutture sanitarie che la Regione Puglia intende chiudere, sostituendole con la presenza di un’auto medica. Nella provincia di Bari sono 17, questo l’elenco: Alberobello, Bitonto, Casamassima, Castellana Grotte, Conversano, Gioia del Colle, Giovinazzo, Grumo, Locorotondo, Noci, Mola, Polignano, Rutigliano, Ruvo, Santeramo, Terlizzi e Triggiano.

La decisione ha provocato la rabbia non solo dell’opposizione ma persino di alcuni consiglieri regionali della maggioranza di centrosinistra che sostiene il governo Emiliano, come Fabiano Amati (Pd). “La riconversione dei punti di primo intervento (Ppi) con più di sei mila accessi all’anno è decisione sbagliata – dice – che contrasterò per ottenere modifiche. Approfondirò la questione per gli altri territori provinciali, ma circa Brindisi posso assicurare che l’esecuzione della decisione rappresenterebbe un prevalente e ingovernabile carico sul Perrino di Brindisi”. Anche i Popolari, alleati di Emiliano, attaccano a testa bassa per voce di Napoleone Cera e Peppino Longo: “Un provvedimento che era nell’aria da tempo – dice Napoleone Cera – ma che sconcerta per una tempestività non richiesta, specie alla vigilia della stagione estiva, quando molte località, soprattutto del Gargano (come Vico e Vieste) sono prese d’assalto dai turisti. Non si comprende tanta velocità di una decisione che renderà ancora più problematica la gestione dei pronto soccorso, con inevitabile aumento dei tempi delle prestazioni”.

“L’ennesima delibera di giunta, la 583 del 10 aprile scorso che mette mano alla rete di emergenza-urgenza territoriale, è l’ultimo atto di un governo ministrocentrico che sta mettendo in ginocchio il sistema sanitario pugliese”. Così il consigliere regionale di Art.1-Mdp e presidente della III commissione consiliare (Sanità) Pino Romano che sottolinea come ci sarebbero state “ben altre strade da prendere per risollevare la sanità pugliese considerando una scelta inopportuna la chiusura dei Ppi”. “L’uscita a dicembre del piano operativo, che consentirà di sbloccare ed assegnare circa 500 posti letto ospedalieri – atteso che la Puglia è ormai sotto soglia dei parametri del famoso D.M.70 di circa 500 posto letto – non dipende certo dai tagli che si operano sui Punti di Primo Intervento, ma dal buco che creano i 200milioni di spesa farmaceutica”.

Alle voci critiche si aggiunge quella di Cosimo Borraccino (Sinistra italiana): “La chiusura di 39 punti di primo intervento su tutto il territorio regionale decisa dalla Giunta rappresenta l’ennesimo durissimo colpo che, con un accanimento davvero incomprensibile e che meriterebbe certamente miglior sorte, Michele Emiliano infligge alla sanità pubblica pugliese. La scure utilizzata ora dal governatore contro i Ppi rappresenta, a mio parere, il punto di non ritorno per un sistema sanitario regionale già molto provato dai tagli operati in questi tre anni e mette seriamente a rischio il diritto alla salute costituzionalmente garantito a tutti i cittadini.  Quel che amareggia è che questi ulteriori tagli vengono operati con la stessa arida e inconcludente logica ragionieristica adoperata per l’approvazione del piano di riordino ospedaliero, senza tenere in alcuna considerazione le reali esigenze di salute che emergono dal territorio”. Contro i tagli anche Forza Italia, che ha chiesto l’audizione in commissione sanità del direttore del dipartimento regionale Salute, Giancarlo Ruscitti.

A replicare, però, è direttamente Emiliano: “La conversione dei punti di primo intervento in postazioni medicalizzate – sostiene – è stata la conditio sine qua non attraverso la quale ci hanno approvato, ai tavoli romani, il piano di riordino ospedaliero. Se a fine 2018 i ministeri dovessero riscontrare una inadempienza in tal senso, non è escluso che possano utilizzare la circostanza per mandarci, per un altro triennio, in programma operativo. Non solo. Non avremmo le premialità che invece ci spetterebbero. E comunque la riconversione dei Ppi è scritta e dettata dal decreto ministeriale 70 e, mi preme dirlo e sottolinearlo, non comporta nessun nocumento per i cittadini in termini di assistenza sanitaria perché comunque i cittadini troveranno la loro risposta sul territorio, in alcuni casi, anche con l’auto medicalizzata che invece prima non era presente. Non cambia nulla. Stiamo solo razionalizzando le risorse”. Il governatore prova a rassicurare: “Non stiamo smantellando nulla e non stiamo tradendo nessuno – prosegue – dobbiamo attuare una riconversione che ci chiede il ministero, sempre nell’ottica della messa in sicurezza i cittadini e nell’ottica di condivisione degli interventi con i territori. Ma ripeto, per i cittadini non cambia nulla. I punti di primo intervento infatti possono essere anche pericolosi per loro. Dobbiamo imparare che per un taglio al dito, non dobbiamo andare né al pronto soccorso né nei Ppi. Si deve andare dai medici della continuità assistenziale”. Emiliano, comunque, assicura che il piano dei tagli sarà “verificato con gli assessori e con i territori, prima di tutto con i sindaci, in un percorso di confronto e condivisione già iniziato nel 2017”.

Il presidente, travolto dalla bufera politica che si è scatenata, ha convocato di urgenza venerdì 20 aprile i direttori generali delle sei Asl pugliesi per “un ulteriore confronto sulla proposta di riordino dei Punti di Primo Intervento”, dopo il passaggio informale e preliminare che si è svolto in Giunta con gli assessori”.

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