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Puglia, sindacati alla Regione: “No all’apertura dei centri commerciali, il 25 aprile e l’1 maggio sciopero”

Pubblicato da: redazione | Sab, 21 Aprile 2018 - 10:15
sciopero mediaworld
Un accorato appello alle istituzioni regionali affinché mettano in campo tutte le iniziative, anche legislative, per ribadire la contrarietà alle aperture festive della grande distribuzione nei giorni di festività nazionali e di carattere religioso. Lo ha lanciato il segretario della Fisascat Cisl Puglia, Antonio Arcadio, in occasione del coordinamento regionale di Rsa, Rsu, Rls del terziario e grande distribuzione che si è tenuto oggi a Bari alla presenza del Segretario nazionale Mirco Ceotto.
“Ci rivolgiamo – ha spiegato Arcadio – al presidente della Giunta Emiliano, al presidente del Consiglio regionale Loizzo, a tutti i consiglieri regionali e ai parlamentari eletti in Puglia, perché quello delle aperture in giorni particolari dell’anno non riguarda solo il rispetto verso le festività comandate ma, soprattutto, nei confronti dei lavoratori e delle loro famiglie in occasione di momenti importanti della nostra cultura religiosa (Natale e Pasqua) e civile (25 aprile e 1 maggio). Proprio nei giorni scorsi – ha ricordato Arcadio – insieme a Filcams Cgil e Uiltucs Uil abbiamo proclamato lo sciopero per l’intero turno di lavoro per il 25 aprile e il 1 maggio che ricordano l’anniversario della liberazione e la Festa del Lavoro. Per dire basta al consumismo a tutti i costi la Fisascat Cisl Puglia chiede l’aiuto di donne e uomini delle Istituzioni regionali – ha concluso Arcadio – per adottare una iniziativa simile a quella messa in campo dalla Regione Veneto che ha licenziato una proposta di legge che riguarda la modifica della disciplina statale degli orari e delle giornate di apertura degli esercizi commerciali, con l’appoggio bipartisan delle cariche politiche regionali e parlamentari”.
Si parla, oltretutto, di lavoratori della grande distribuzione il cui contratto nazionale è scaduto da quattro anni “ai quali si chiede di venir meno ai valori familiari e religiosi senza rispettare le loro necessità contrattuali”. A dare man forte ad Arcadio, Ceotto ha sottolineato il rischio di “dumping contrattuale, ovvero la proliferazione di contratti siglati da organizzazioni prive di rappresentanza, che non aiuta a fare chiarezza in un settore così complesso. Pensate che solo nel terziario sono stati firmati 280 contratti nazionali, dei quali 67 nel settore del commercio, con 80 sigle sindacali e 110 controparti. Un dedalo di contratti pirata con parametri e regole da girone infernale”.

 

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