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Obbligava il figlio di 7 anni a fare sesso con l’anziano vicino di casa: la Procura di Bari chiede il processo per la mamma

Pubblicato da: redazione | Gio, 28 Febbraio 2019 - 15:12
violenza bambini

La Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per una 40enne della provincia di Foggia accusata di aver fatto prostituire il figlio minorenne, all’epoca dei fatti aveva 7 anni, con un anziano vicino di casa in cambio di soldi. L’uomo, oggi 80enne, è stato condannato nei mesi scorsi alla pena di 4 anni e 6 mesi di reclusione per violenza sessuale pluriaggravata e continuata, atti sessuali con minore e corruzione di minorenne. La donna rischia ora un processo per i reati di induzione, favoreggiamento e sfruttamento pluriaggravato della prostituzione minorile.

L’udienza preliminare inizierà il 12 giugno 2019. I fatti risalgono agli anni 2011-2016, fin da quando la vittima aveva 7 anni. Stando alle indagini della Squadra Mobile di Foggia, coordinate dal pm di Bari Simona Filoni, la mamma del bambino avrebbe indotto il figlio ad avere rapporti sessuali con il vicino di casa in cambio di denaro, gestendo anche gli incontri con l’anziano. In casa dell’uomo, il bambino sarebbe stato costretto a compiere atti sessuali, spesso sotto la minaccia che se non avesse adempiuto «per lui sarebbero stati guai».

In alcune occasioni l’anziano avrebbe pagato direttamente al minore le prestazioni sessuali, dandogli piccole somme di denaro oppure brioche e caramelle, «approfittando della situazione di necessità del piccolo, – spiegarono gli investigatori in occasione del suo arresto, nell’ottobre 2017 – sia in relazione al grave disagio socio ambientale, sia a quello economico vissuto dal nucleo familiare di appartenenza; entrambi i genitori, infatti, erano affetti da problemi di alcolismo e in precarie condizioni economiche». Proprio a causa di questo disagio familiare, il bambino fu collocato in una casa famiglia nel 2013, ma le violenze sarebbero continuate per alcuni anni, durante i rientri del minore in famiglia, poi definitivamente vietati dal Tribunale per i Minorenni di Bari nel 2016, quando gli operatori sociali e gli psicologi della struttura scoprirono e denunciarono gli abusi.

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