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Ennesima aggressione nel carcere di Foggia, detenuto prende a pugni poliziotto

Pubblicato da: redazione | Lun, 15 Luglio 2019 - 13:30
carcere

È ripreso oggi con tappa al carcere di Foggia il tour della campagna “Noi le vittime, loro i carnefici” promossa dal S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) che mercoledì 17 luglio vedrà una nuova tappa dinanzi al carcere di Napoli Poggioreale.

A Foggia Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato Penitenziari, ha spiegato  le motivazioni della scelta di lanciare una mobilitazione che coinvolgerà nei mesi di luglio ed agosto, gran parte degli istituti di pena, tra i quali Poggioreale-Napoli. “A differenza dell’amministrazione penitenziaria – ha detto Di Giacomo –  che ha organizzato qualche giorno fa a Roma la mega festa dell’Anniversario del Corpo e di altri sindacati che, dopo aver condiviso lo spirito della festa, al massimo si limitano al comunicato di circostanza, vogliamo testimoniare vicinanza ed impegno a tutti i nostri colleghi che vivono una condizione di “sequestrati” dai carcerati diventando le prime “vittime” dei “carnefici”. Il carcere è diventato nel nostro Paese il luogo di lavoro più insicuro, peggio di alcuni cantieri edili e di alcune fabbriche. Negli ultimi giorni un detenuto maliano – ha continuato –  ha colpito un agente penitenziario con un pugno alla tempia, durante il trasferimento da un ambiente all’altro del carcere di Foggia; due agenti che lavorano al carcere della Rocca di Forlì sono stati aggrediti mercoledì da un detenuto. Non vogliamo più assistere impotenti a suicidi, aggressioni, risse”.

Per questo dopo la lettera inviata al presidente della Repubblica Mattarella per un suo intervento il sindacato si è rivolto anche a Papa Francesco per la situazione drammatica che vive il sistema carcerario italiano. “Gli agenti di Polizia Penitenziaria, riprendendo il bellissimo richiamo del Papa agli immigrati, sono ultimi tra gli ultimi, e quotidianamente impegnati a salvare la vita di detenuti che, sempre più frequentemente, si suicidano o tentano il suicidio nelle celle. Facciamo di tutto, con gli scarsissimi mezzi a disposizione, per alleviare le condizioni disumane di detenzione – prosegue – e soprattutto ci prodighiamo per prevenire tensioni, risse e aggressioni. Una situazione esplosiva che l’afa degli ultimi giorni sta aggravando e che abbiamo continuamente segnalato all’Amministrazione Penitenziaria e agli uffici del Ministero di Grazia e Giustizia senza però ricevere alcuna risposta. Adesso basta – conclude Di Giacomo – noi faremo sentire la voce delle vittime del sistema carcerario che sono principalmente agenti, personale tutto e detenuti che invece di rieducazione trovano sofferenza”.

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