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Covid, l’Italia raccomanda il vaccino AstraZeneca solo per gli over60: l’annuncio di Locatelli

Pubblicato da: redazione | Gio, 8 Aprile 2021 - 08:00

L’annuncio è arrivato, nella serata di ieri, dal professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità: l’Italia raccomanda l’uso del vaccino AstraZeneca solo per chi ha più di 60 anni. Ciò anche se, come precisa lo stesso Locatelli, non ci siano elementi per scoraggiare la somministrazione della seconda dose per tutti coloro a cui è stato già inoculato il vaccino.

La precisazione italiana giunge dal fatt che l’Ema – Agenzia europea del farmaco – pur riconoscendo i casi eccezionali di trombosi verificatisi come “effetti indesiderati molto rari” del vaccino AstraZeneca non aveva ritenuto di sconsigliare le somministrazioni dell’immunizzante anglo-svedese in base al genere o a particolari fasce d’età, rimbalzando la palla della decisione ai singoli Stati, in base alle loro esigenze. E, in effetti, una linea comune non era stata raggiunta a livello europeo nemmeno con la riunione straordinaria in videoconferenza dei ministri della Salute dei 27 stati membri.

L’Unione europea resta divisa sul tema, tra quanti hanno già imposto restrizioni (tra cui i Paesi scandinavi, la Germania, la Francia e l’Olanda e il Belgio) e quanti invece non intendono farlo. L’Italia è ora al lavoro per scrivere subito la circolare che sarà diffusa dal ministro Roberto Speranza e che, conterrà la raccomandazione di somministrare AstraZeneca sopra i 60 anni, in linea con quanto deciso da altri paesi Ue.

Dal canto suo, l’Ema ha richiesto ad AstraZeneca “approfonditi studi per capire di più sugli effetti di rischio” del suo vaccino, come ha spiegato il responsabile della task force sull’analisi dei dati Peter Arlett. La casa farmaceutica anglo-svedese dovrà predisporre, infatti, “studi di laboratorio per cercare di comprendere meglio l’effetto dei vaccini sulla coagulazione, esaminare i dati esistenti di studi clinici ravvicinati per valutare si vi siano ulteriori informazioni sui possibili rischi e condurre anche studi epidemiologici”.

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