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Commercio “fantasma” di pallet: indagati due imprenditori nel Barese

Pubblicato da: redazione | Mer, 18 Maggio 2022 - 08:45
Guardia Di Finanza

A seguito di una complessa indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari, la Compagnia di Monopoli ha individuato un’articolata “frode carosello”, basata sull’emissione e sull’utilizzo di fatture false, nella quale sarebbero coinvolte numerose imprese attive nel settore del commercio all’ingrosso di pallet (si tratta di accertamenti attualmente nella fase delle indagini preliminari, che necessitano, pertanto, della successiva verifica processuale in contraddittorio con la difesa).

L’attività ha tratto origine dall’approfondimento di alcune anomalie emerse nel corso di una verifica e di un controllo fiscale nei confronti di una società e di una ditta individuale del sud – est barese, entrambe operanti nel settore economico di interesse. Nello specifico, erano sorti sospetti sulla veridicità dei rapporti commerciali intercorsi, almeno a partire dal 2014, tra le imprese controllate e le molteplici controparti (clienti e fornitori) tutte accomunate dalle caratteristiche tipiche delle società “fantasma” (cd. “cartiere”): destinate ad essere cessate dopo brevissimi periodi di operatività, pur conseguendo crescite esponenziali del volume d’affari ed essendo prive di una reale organizzazione economica e di idonee strutture organizzative e mezzi aziendali; formale rappresentanza attribuita ad inconsapevoli “prestanome” o “teste di legno”; mancato assolvimento degli obblighi contabili, dichiarativi e di versamento delle imposte dovute.

Secondo l’impianto accusatorio formulato all’esito delle successive investigazioni delegate, le imprese pugliesi in argomento si inserirebbero in un più ampio sodalizio criminoso che coinvolgerebbe oltre trenta soggetti economici dislocati su tutto il territorio nazionale e facenti capo a meri “prestanome”. Nell’ambito della frode fiscale, le imprese baresi acquisterebbero pallet usati dal mercato nero facendo emettere dalle “cartiere” le relative fatture, allo scopo di mascherarne la reale provenienza. Dal punto di vista finanziario, le provviste economiche per far fronte a tali costi, chiaramente sostenuti in denaro contante, sarebbero conseguite mediante l’emissione di numerose “autofatture”, sempre di importo inferiore ai tremila euro (limite di utilizzo del contante all’epoca dei fatti), alle quali farebbero sistematicamente seguito prelievi della liquidità necessaria presso gli istituti di credito di riferimento.

Nel complesso, la presunta frode fiscale avrebbe consentito alle due imprese baresi di evadere al Fisco I.V.A., I.Re.S. ed I.R.Pe.F. per oltre 6.000.000 di euro. Pertanto, è stato eseguito un provvedimento di natura cautelare reale emesso dal G.I.P. del Tribunale di Bari su richiesta della Procura della Repubblica competente, avente ad oggetto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, beni immobili/mobili registrati nei confronti degli amministratori (di diritto e di fatto dei soggetti economici coinvolti), in capo ai quali sono stati ravvisati gravi indizi di reato per le fattispecie di “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”, “emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti” e “dichiarazione infedele”.

L’attività delle Fiamme Gialle baresi ha inoltre permesso, anche con l’ausilio di altri Reparti del Corpo, di identificare il presunto promotore dell’organizzazione operante nella Regione Campania, luogo in cui venivano delineati sia i ruoli sia le competenze di ogni singolo consociato, nonché il modus operandi del disegno criminoso che avrebbe sottratto a tassazione oltre 13 milioni di euro.

La presente attività di servizio costituisce un’ulteriore testimonianza del costante presidio economico-finanziario esercitato dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Bari – in stretta sinergia con la Procura della Repubblica di Bari – per la repressione del grave fenomeno dell’evasione fiscale, a tutela dei cittadini, degli imprenditori e dei professionisti rispettosi delle regole, al fine di assicurare l’equità sociale quale condizione fondamentale del benessere della collettività.

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