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Botteghe storiche di Bari, c’è anche il panificio Fiore

Tony Fiore: "Io lavoro dall’età di otto anni. Ora ne ho quasi 50 e da 4 anni non prendo un giorno di ferie"

Pubblicato da: redazione | Lun, 12 Giugno 2023 - 13:21

Confartigianato Bari Brindisi festeggia le nuove botteghe storiche riconosciute e, dopo l’approvazione della legge regionale 30 del 6 agosto 2021, si comincia a comporre l’elenco delle attività storiche e di tradizione della Puglia. La promozione, la valorizzazione delle attività sinonimo della testimonianza della storia, dell’arte, della cultura e della tradizione imprenditoriale pugliese, rappresentano il fine della legge regionale per il riconoscimento delle attività storiche e di tradizione.

A oggi, lo sportello CATA (Centro di Assistenza Tecnica per le imprese Artigiane) di Confartigianato Bari-Brindisi ha candidato circa 60 imprese con i requisiti per partecipare al bando regionale che designa le Attività artigiane storiche, le Botteghe artigiane storiche e di tradizione e le Botteghe artigiane storiche patrimonio di Puglia e si accinge a presentare nuove istanze.

 La differenza del titolo consiste nella comprovata esistenza in attività dell’ “insegna storica”, intesa non necessariamente come elemento fisico, ma come denominazione radicata nel territorio e nella memoria collettiva, comunemente utilizzata nei confronti della clientela e identificativa dell’impresa da almeno 30, 40 o 70 anni. Con questo riconoscimento si valorizzano storia, continuità e maestria che non possono essere dispersi, e che la legge regionale, voluta dalla Confartigianato, contribuisce a legare a filo doppio, ponendo inoltre interessanti spunti per lo sviluppo di nuovi scenari turistici in cui la bottega artigiana diviene porta del territorio.

Tra le valutazioni per essere insigniti dalla qualifica di attività artigiana storica: la continuità dell’insegna, dell’attività e della merceologia offerta per almeno 30 anni; fino a giungere alla “Bottega artigiana storica patrimonio di Puglia” quando l’azienda è nella condizione di vantare almeno 70 anni di esistenza dell’insegna nella stessa sede senza interruzioni di continuità, la presenza di arredi, attrezzature e strumenti di lavoro originali, elementi architettonici di pregio e valore storico oltre alla collocazione in contesti di particolare interesse per la comunità e così via.

“Questo importante titolo consentirà alle imprese presenti nell’elenco regionale di entrare a far parte di una vera e propria rete di valorizzazione e accedere a una serie di vantaggi. Le aziende riconosciute, inoltre, potranno utilizzare appositi marchi regionali, fregi e vetrofanie, per comunicare alla clientela la loro appartenenza a questo speciale club”, spiega ai maestri artigiani, ai quali per primi è stata riconosciuta la valenza storica della propria attività, il presidente di Confartigianato Francesco Sgherza.

Tra le attività la cui istanza è stata presentata dal CATA Confartigianato, ci sono numerose imprese che hanno ottenuto il riconoscimento di “Bottega artigiana storica e di tradizione”: parliamo di imprese che da oltre 40 anni contribuiscono allo sviluppo economico, culturale e sociale del nostro territorio.

A Rutigliano le Terrecotte Samarelli  sono state insignite del titolo di Bottega artigiana storica e di tradizione. Giuseppe Antonio, 76 anni, e Angelo, 49 anni, sono padre e figlio. Emozionante è vederli lavorare assieme.

I due sono tra i massimi esperti artigiani della terracotta lavorata. “Il mio laboratorio diventerà il primo museo di Rutigliano e ai ragazzi delle scuole voglio insegnare l’arte del tornio”, il desiderio di Giuseppe Antonio.

“Mi aspettavo il titolo di Bottega artigiana storica e di tradizione!– afferma Giuseppe Antonio – Dopo 25 anni di attività si diventa Cavaliere del Lavoro, io ne ho 55 anni di lavoro alle spalle, ma fino a oggi non mi è stato riconosciuto alcun merito. Sto combattendo da anni per avviare il museo della terracotta, dando la disponibilità a gestirlo in prima persona. Qui ho una fornace attiva dal 1958, un tesoro nascosto. Ma non sono riuscito a individuare alcun interlocutore al Comune per realizzare il mio sogno. Inoltre mi piacerebbe insegnare ai ragazzi delle medie l’arte del tornio. Io ho cominciato a 9 anni. Su cento ragazzi due o tre ritengo riuscirebbero ad apprendere la pratica. Ora ho 76 anni e finché Dio mi darà vita sarò qui sempre disponibile a insegnare quest’arte”.

Un’altra bella storia da raccontare è quella del molino di Paolo Dibenedetto ad Altamura. “Il Molinetto” vanta un lungo racconto nella tradizione produttiva della semola e semola rimacinata conquistando il titolo di Bottega artigiana storica e di tradizione. Il molino dei fratelli Simone inizia le sue attività, tra tante difficoltà, negli anni Cinquanta, con debiti che sembravano insanabili. Michele Ferulli nel 1958 diventa il nuovo proprietario dell’azienda e un po’ alla volta risolleva le sorti del molino. Qualche tempo il nipote di Michele, Mario Dibenedetto, rimasto orfano di padre, comincia a frequentare il molino per aiutare nonno Michele nel lavoro. Ancora bambino, Mario trasportava i sacchi di grano dal magazzino, e da lì non è mai andato via. È cresciuto e ha lavorato nell’azienda del nonno fino alla sua scomparsa, nel 1992, finendo per acquisirne la gestione .

“Siamo molto contenti di avere ricevuto questa onorificenza – commenta oggi Paolo Dibenedetto – Abbiamo ereditato tutto il valore artigiano di questa attività storica ed essere riconosciuti Bottega artigiana storica e di tradizione ci ha gratificato molto. Una onorificenza che alla fine premia i giovani rimasti al Sud. In questi anni le difficoltà incontrate sono state legate al fatto che mio padre si rivolgeva sui canali di vendita cittadini e dei paesi limitrofi. Noi giovani, grazie a Internet, abbiamo aperto le porte dell’azienda all’Italia e al mondo. Ora organizziamo addirittura visite guidate al molino e siamo presenti su guide turistiche estere e italiane. Ci fa piacere vedere che ci vengono a trovare da tutto il mondo. La prima volta mio padre rimase sbalordito”.

Anche Olivearte di Vito Olive di Fasano è una Bottega artigiana storica e di tradizione specializzata nelle lavorazioni artistiche di ferro, rame e ottone. Ma anche di lamiere per vari tipi di impiego. Una bottega che nel tempo è diventata di riferimento di architetti e designer creando pezzi unici di una bellezza travolgente. Ancora una volta, a fare la differenza è l’arte tramandata da padre in figlio: si cresce, si affina il gusto e la manualità. Poi si raggiungono mercati che varcano i confini della propria terra e si diventa grandi.

“Siamo stati molto felici di ricevere questo riconoscimento – commenta Vito Olive – È stata una cosa molto bella. Una grande soddisfazione per me che sono un piccolo artigiano e per l’attività tramandata di padre in figlio a cominciare da mio nonno. A tutt’ oggi questa è una piccola bottega e tutto viene lavorato a mano. Quello a cui tengo di più sono i pezzi di design e spesso mi dispiace darli via. Talvolta ho creato opere per venderle, ma poi non l’ho più fatto. Creazioni che ora sono a casa mia o che ho esposto in mostre e in vari contesti. Opere prime destinate a rimanere uniche. Anche se si tenta di fare dei duplicati, essendo un lavoro artigianale per lo più basato sull’ossidazione dei metalli, nulla verrà mai uguale a ciò che si è prodotto in precedenza e alcune le tengo per me”.

Abbiamo infine le eccellenze della nostra regione, imprese in attività da oltre 70 anni che sono testimoni della storia, dell’arte, della cultura e della tradizione pugliese. Tra queste il Panificio Fiore in via Palazzo di città, nel cuore di Bari vecchia, alle spalle della Basilica di San Nicola che ha ottenuto il riconoscimento di Bottega artigiana storica patrimonio di Puglia. Un forno, attivo da oltre un secolo, dove baresi e turisti fanno la fila con diligenza per poi premiare il palato con una prelibatezza senza pari. Un forno acceso nel 1912 da Giuseppe Fiore che ha tramandato ai figli l’arte della panificazione. Una azienda che ha sfornato pane e focacce per i soldati americani arrivati a Bari durante la Prima Guerra Mondiale e che da quel momento ha sempre tenuto accesa la fiamma della passione per la panificazione insieme a quella del forno, che non si è mai spenta.

“Sono stato molto felice di ricevere il riconoscimento – dice Tony Fiore -. Una felicità per la famiglia, ma anche per la città. Molte famiglie si distruggono, muore il genitore e tutto si disperde. In questo panificio abbiamo mantenuto la tradizione. Io lavoro dall’età di otto anni. Ora ne ho quasi 50 e da quattro anni non prendo un giorno di ferie. Mi ero posto dei nuovi obiettivi, ma alla fine ho voluto lasciare il mondo com’è: ingrandendo l’attività non sarebbe stata più artigianale. Vorrei tramandare a mio figlio l’arte della preparazione della focaccia. Ma è una vita di sacrifici”.

E qual è il segreto della focaccia del Panificio Fiore? Il forno a legna antico e le ore di lievitazione dell’impasto. Poi tutti gli artigiani hanno un comune denominatore: l’amore per il lavoro ben fatto. Uomini e donne che da decenni non hanno mai smesso di fare sacrifici e di creare bellezza con le proprie mani. (foto Confartigianato)

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