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Tribunale di Bari: “Amtab subiva atti di natura estorsiva”

Lo ha detto la presidente della sezione misure di Prevenzione del tribunale di Bari, Giulia Romanazzi, nel corso della sua audizione da parte della commissione parlamentare Antimafia.

Pubblicato da: redazione | Mer, 10 Aprile 2024 - 16:27

Per sottoporre l’Amtab di Bari ad amministrazione giudiziaria il tribunale ha ritenuto “che ricorresse il presupposto dell’impresa soggiacente” ovvero che “subisce atti di natura estorsiva”. Si tratta quindi di una impresa che “non può essere qualificata come criminosa” poiché “l’organo gestionale ha conservato la sua autonomia”. Lo ha detto la presidente della sezione misure di Prevenzione del tribunale di Bari, Giulia Romanazzi, nel corso della sua audizione da parte della commissione parlamentare Antimafia.

L’Amtab, azienda per il trasporto pubblico del Comune di Bari, è in amministrazione giudiziaria dallo scorso 26 febbraio dopo i 130 arresti a cui ha portato l’inchiesta Codice interno. Le indagini hanno svelato un sistema di voto di scambio politico-mafioso alle elezioni comunali di Bari nel 2019 e le pressioni subite dall’Amtab per assumere persone vicine al clan Parisi. Tra gli arrestati ci sono anche l’ex consigliera comunale Carmen Lorusso e suo marito Giacomo Olivieri.

Per il tribunale, ha evidenziato Romanazzi, il responsabile dell’area soste gestito da Amtab nel 2018 “è stato considerato vittima del reato di estorsione dal clan Parisi”. “La valutazione – ha detto la magistrata – è stata tecnica, perché colui che subiva l’intimidazione e che quindi era costretto ad assumere lavoratori imparentati con esponenti del clan è stato ritenuto dal gip vittima del reato di estorsione”. “Il sistema – ha proseguito – era quello delle assunzioni pilotate. In Amtab lavorava da un certo numero di anni un dipendente”, Tommaso Lovreglio, “che è figlio dell’uomo di fiducia del capo clan” Savino Parisi, “la cui mafiosità è stata acclarata; e il responsabile del settore di tutto quello che è sosta nella città di Bari subiva le intimidazioni del dipendente. Le assunzioni quindi erano arbitrarie e illegali”.

Il sistema è emerso grazie ad intercettazioni telefoniche e ambientali del 2018 e dei primi mesi del 2019, che sono state la “fonte primaria”. “Il tribunale – ha precisato Romanazzi – ha appreso che alcuni dipendenti erano, anche all’attualità, ancora in forza all’Amtab”. Alle domande dei membri della commissione la magistrata ha scelto di rispondere in forma segretata. Ne dà notizia l’Ansa.

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