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Crac Fc Bari, assolto ex arbitro Paparesta: “Mai lucrato su società”

Anche il pm aveva chiesto l'assoluzione

Pubblicato da: redazione | Mer, 24 Aprile 2024 - 17:16

È stato assolto l’ex arbitro Gianluca Paparesta, lo ha deciso la gup del Tribunale di Bari. L’accusa è di bancarotta fraudolenta relativa al fallimento della Fc Bari Calcio 1908 dichiarato nel 2019 di cui Paparesta è stato presidente e amministratore unico dal 2014 al 2016.  Anche la procura aveva chiesto l’assoluzione. Secondo gli inquirenti, Paparesta, avrebbe mancato il pagamento di imposte e tributi per 1,5 milioni di euro e avrebbe indicato nel bilancio del 30 giugno 2015 un patrimonio netto di oltre 500mila euro “superiore a quello effettivo” pari invece a -1,5 milioni.

“Come sempre il tempo è galantuomo e sa distinguere il bene dal male – ha detto Gaetano Sassanelli, avvocato difensore – sa scegliere fra chi è portatore di valori e chi di disvalori, fra chi ha fatto certe scelte per passione e chi per vili interessi economici. E credo che questa sentenza, adottando la formula piena per tutti i capi di imputazione, abbia fatto le sue scelte”, ha concluso.  “Tutto quello che ho fatto so di averlo fatto nella massima buona fede e comunque rimettendoci economicamente tutti i miei risparmi, e non certo arricchendomi – ha commentato invece Paparesta nel corso di dichiarazioni spontanee  e spiegando inoltre di “aver versato nelle casse della società tutti i risparmi di una vita” e che per far fronte “ai gravosi impegni ho perso anche l’immobile utilizzato come mio studio professionale a Bari. Il fisiologico ingresso di un nuovo azionista per il mio carattere accondiscendente, mi ha visto immediatamente escluso da tutto, finanche da qualsiasi informazione sulla gestione societaria che pur mi vedeva comunque socio con quota diluita ormai allo 0,6% e che dopo tre anni ha condotto la società al fallimento”, ha evidenziato.

Paparesta ha infine chiarito di “non aver mai approcciato alla gestione societaria con spirito truffaldino” e, inoltre, di non aver tentato di “lucrare o trarre il maggior profitto possibile dalla società costituita con tanti sacrifici. Ho immediatamente rinunciato al mio compenso di amministratore. Ho scelto il rito abbreviato sia perché non avevo nulla da temere sia per chiarire nel minor tempo possibile qualsiasi dubbio sulla mia condotta”, ha concluso.

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