Italiani sempre più infelici: pesa la crisi economica, cresce l’incertezza sul lavoro, aumentano le difficoltà affettive e, con forza crescente, influiscono anche i conflitti internazionali. È quanto evidenzia il nuovo Indice di Felicità elaborato dall’Istituto Piepoli per Udicon (Unione per la Difesa dei Consumatori, che scende a 59 punti su 100), in calo di 3 punti rispetto ad aprile. Per la prima volta, la quota di chi si dichiara “poco felice” (32%, +7) supera quella dei “molto felici” (28%, -7).
Il dato evidenzia un deterioramento generalizzato del benessere psicologico, in particolare tra i giovani tra i 18 e i 34 anni, dove solo il 30% si definisce molto felice. Tra gli over 54, la percentuale è appena più alta (34%), ma anche in questa fascia emergono segnali di fragilità legati al clima globale. L’infelicità ha un motore economico e sociale: il 46% di chi si sente infelice indica come causa principale il peggioramento della propria condizione economica. Seguono gli eventi negativi in famiglia (29%), i problemi di salute (26%), la precarietà lavorativa (19%) e – dato in forte crescita – i problemi nella sfera affettiva (19%, +5 punti). Per il 16% degli italiani infelici over 54, sono i conflitti internazionali in Ucraina e in Medio Oriente a compromettere il proprio equilibrio emotivo. È un dato rilevante, che evidenzia l’impatto psicologico della geopolitica anche nella percezione quotidiana. Sul fronte opposto, la felicità resta legata alla sfera privata: eventi positivi in famiglia (33%), miglioramenti di salute (26%) e vita affettiva in ripresa (23%) sono le principali ragioni di benessere tra chi si dichiara felice. Le donne si confermano leggermente più ottimiste degli uomini (37% contro 35% di “molto felici”).
Tra i giovani, pesa di più il lavoro: il 23% degli under 35 felici lo attribuisce a una condizione lavorativa positiva, mentre il 17% degli infelici lamenta difficoltà nello studio. “In tre mesi, la percentuale di italiani che si dichiara poco felice è cresciuta di 9 punti, mentre i “molto felici” sono scesi di 7: a maggio per la prima volta gli infelici superano i felici. È un cambio di passo che racconta il malessere crescente del Paese e un segnale che non possiamo ignorare. La causa principale è economica ma a pesare sono anche la precarietà lavorativa, le difficoltà familiari e le tensioni globali. In particolare i giovani appaiono sempre più fragili e disorientati. L’indice di felicità è molto più di una statistica, è un modo per capire quanto una società sta funzionando, è un termometro sociale che chiede risposte veloci ed efficaci”, lo ha dichiarato Martina Donini, Presidente nazionale Udicon.