La legge della Regione Puglia sull’assistenza specialistica ambulatoriale è “incostituzionale”. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, accogliendo la questione sollevata in riferimento all’articolo 117, terzo comma, della Costituzione, che disciplina il coordinamento della finanza pubblica.
Nel ricostruire il lungo iter che ha portato all’approvazione delle nuove tariffe nazionali, definite dal decreto interministeriale del 25 novembre 2024, la Consulta ha evidenziato che la norma regionale ha violato il procedimento previsto per la formazione del cosiddetto “decreto tariffe”. Tale processo è disciplinato dall’articolo 64 del Dpcm sui Livelli essenziali di assistenza (Lea), che a sua volta richiama l’articolo 8-sexies del decreto legislativo 502/1992.
Quest’ultima disposizione rappresenta uno dei principi fondamentali in materia di coordinamento della finanza pubblica e definisce il meccanismo di remunerazione “a tariffa”. Un sistema pensato per garantire un equilibrio tra l’erogazione dei Lea e il contenimento della spesa sanitaria, attraverso un iter complesso che tenga conto dei diversi interessi in gioco.
Secondo la Corte, la Regione Puglia ha forzato tale equilibrio anticipando l’efficacia delle disposizioni del decreto tariffe del 23 giugno 2023, in contrasto con i provvedimenti statali che ne avevano rinviato l’entrata in vigore. Una decisione che, secondo i giudici costituzionali, ha violato le regole del procedimento nazionale, ponendo la norma pugliese in contrasto con la Costituzione.