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Green pass, c’è il via libera del Garante alla piattaforma per il rilascio della certificazione

Pubblicato da: redazione | Gio, 10 Giugno 2021 - 14:00

C’è il parere favorevole sullo schema di decreto attuativo che attiva la Piattaforma nazionale-DGC per il rilascio del green pass. E’ quanto comunicato dal Garante della Privacy, prevedendo adeguate garanzie per l’utilizzo delle certificazioni verdi valide per i viaggi. Per quanto riguarda le applicazioni, per recuperare il green pass, il Garante, in particolare, ha autorizzato l’utilizzo dell’app Immuni, rinviando però l’impiego dell’applicazione IO, in seguito ad alcune criticità riscontrate.

Il green pass, nello specifico, è stato introdotto dal decreto “Riaperture” e sarà valido per consentire lo spostamento tra Regioni, ma anche per avere accesso agli eventi pubblici e sportivi. Al momento è previsto anelle zone gialle anche per partecipare alle feste, tra queste cerimonie civili e religiose. L’Autorità, dopo aver avvertito il Governo sulle criticità dell’attuale versione del decreto in questione, ha ricordato la necessità di individuare, con maggiore chiarezza, la sede di conversione in legge del decreto, specificando, i casi in cui può essere richiesto ai cittadini di esibire la certificazione. E’ stato proprio il dubbio sulla mancata specificità delle circostanze in cui il green pass può essere richiesto a favorire l’adozione, da parte di alcune regioni e province autonome, di ordinanze che ne hanno imposto l’uso anche per utilizzi diversi da quello previsto dal decreto.

Secondo quanto specificato dall’Autorità, il regolamento europeo sul green pass (attualmente in fase di adozione) prevede che quest’ultimo possa essere utilizzato dagli Stati membri per finalità ulteriori rispetto a quelle previste per gli spostamenti all’interno della comunità europea, solo però se espressamente regolato da una norma nazionale.  L’Autorità, nonostante una valutazione nel complesso positiva dello schema del Dpcm,  ha rilevato alcuni profili sui quali ritiene necessario un intervento di modifica. In particolare, da parte del Garante, viene richiesta chiarezza sulle finalità per le quali potrà essere richiesta la certificazione verde. Queste ultime dovranno essere stabilite con una norma di rango primario. Inoltre, la norma dovrà prevedere che le certificazioni possano essere emesse e rilasciate solo attraverso la Piattaforma nazionale-DGC e, di conseguenza, verificate esclusivamente attraverso l’App VerificaC19. Questa applicazione, ad oggi, è l’unico strumento in grado di garantire l’attualità della validità della certificazione verde, in conformità ai principi protezione dei dati personali, garantendo inoltre che i verificatori possano conoscere solo le generalità dell’interessato, senza visualizzare le altre informazioni presenti nella certificazione (guarigione, vaccinazione, esito negativo del tampone).

Altra misura, chiesta (e ottenuta dal Garante) nel corso delle interlocuzioni con il ministero della Salute, è inoltre che i soggetti deputati ai controlli delle certificazioni verdi siano chiaramente individuati e istruiti. Per quanto riguarda le modalità con cui ottenere il green pass, il decreto prevede che venga messo a disposizione attraverso diversi strumenti digitali, tra questi il sito web della Piattaforma nazionale-DGC, il fascicolo sanitario elettronico e infine le  app Immuni e IO (quest’ultima non appena saranno risolte le criticità). Queste permetteranno ai cittadini di consultare, scaricare e visualizzare le certificazioni. Gli interessati potranno inoltre rivolgersi al medico di famiglia e al farmacista di fiducia per ottenere l certificazione.

Per quanto riguarda l’applicazione IO, il garante ha ordinato in via d’urgenza alla società PagoPA di bloccare provvisoriamente alcuni trattamenti di dati effettuati mediante l’app che prevedono l’interazione con i servizi di Google e Mixpanel, e che comportano quindi un trasferimento verso Paesi terzi di alcuni dati particolarmente delicati. Queste azioni, in alcuni casi, sarebbero state effettuate senza un’adeguata informazione agli utenti, che, inoltre, non hanno avuto neanche l’opportunità di poter esprimere il loro consenso.

Foto Ansa

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