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Paolo Conte, da avvocato ad artista

Pubblicato da: Ylenia Bisceglie | Dom, 10 Ottobre 2021 - 13:00

Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Via con me” Una voce roca, poco delicata. Un uomo elegante. Un sound jazz che rimanda a quello degli anni Venti e Trenta, in cui forte era il profumo di rivoluzione. A Paolo Conte non piacciono le definizioni e per questo non possiamo definirlo un semplice cantautore. 

Paolo Conte nasce come autore di musiche prima che di parole. “Il primo atto per me è la musica. All’inizio c’è una sorta di ispirazione astratta. Un motivo che è lontano. Tutto il processo consiste nell’avvicinare questa entità ancora indefinita alle sensazioni che uno in quel momento prova. Poi c’è il testo che deve raccontare una storia, non importa quanto piccola, ma al tempo stesso compiuta e misteriosa”.  Le sue parole sono intense, riflessive e talvolta delineate da un’ironia tagliente. 

Lo scat è il tratto distintivo di alcuni dei suoi più importanti brani come “Vieni via con me” o “Bartali”. Per scat si intende un virtuosismo canoro nato nella musica jazz, che consiste nell’imitazione vocale di strumenti musicali tramite la riproduzione di fraseggi simili a quelli strumentali, utilizzati in chiave ritmica oltre che melodica.  

“Sotto le stelle del jazz” è invece un brano sul jazz e non un brano jazz. È il brano in cui Paolo Conte scrive una frase che potremmo definire singolare: “Le donne odiavano il jazz, non si capisce il motivo”. L’affermazione in verità racchiude in sé un doppio significato: se da un lato l’autore si chiede per quale motivo le donne effettivamente odino il Jazz, dall’altro sembra che esse stesse ne diano risposta dichiarando di non comprenderne il motivo (inteso come melodia).

Ma ancora, forse pochi sanno che è proprio Conte a comporre “Azzurro”, interpretato poi da Adriano Celentano e divenuto ad oggi un vero e proprio evergreen della musica leggera italiana.  

Oltre che alla musica, Paolo Conte è amante dell’arte in generale, che spazia dalla pittura al cinema. Razmataz è infatti il suo progetto, è la sua volontà di andare oltre i limiti dell’arte, superando la divisione tra le stesse, ma anzi sottolineando ciò che le lega inesorabilmente. Razmataz nasce nel 2000 ed è un musical-vaudeville ambientato nella Parigi anni ’20, in cui testi, musiche e dipinti sono opera sua; una voce narrante durante gli audio-video, ha il compito di aiutare questi linguaggi apparentemente distanti e differenti a coesistere in modo sincrono e armonico. Le prime rappresentazioni si tengono a Cannes in occasione della “Mostra del Cinema”, successivamente a Londra, Berlino e in Italia. Il pubblico anche internazionale risponde entusiasta al suo capolavoro.

È dunque già facile comprendere il motivo per il quale a Conte l’appellativo “cantautore” stia stretto. Perché Paolo Conte è molto di più, è avvocato di professione ma l’arte e prima ancora la musica, hanno un significato primario nella sua vita. La sua originalità, la sua ricercatezza e la sua curiosità sono ancora oggi indubbiamente il suo punto di forza: “Sono sempre stato un appassionato, mantengo lo spirito del dilettante pur essendo professionale, di chi ancora cerca di incuriosire sé stesso”.

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