“Se chiudi il telefono come ti ho insegnato al campo estivo ci sono i mostri sotto al letto”. Una telefonata di gruppo: sono in otto. Minorenni annoiati che in tarda serata chiamano Francesco (nome di fantasia), 17enne affetto da disturbo dello spettro autistico. Francesco nasconde le telefonate alla mamma. Ma dopo l’ennesima, chiede aiuto. Sono prese in giro e parole di velata minaccia quelle che la mamma ascolta. “Questo è un gruppo che mio figlio ha conosciuto a un campo estivo molto famoso in città. Tornava spesso agitato da lì. Inizialmente non ho dato peso alla cosa. Poi sono stati gli stessi gestori del campo a chiedermi di ritirare mio figlio e di cercare un’altra attività per lui”.
Insomma il 17enne ha smesso di frequentare quella struttura ed è rimasto a casa. Ai ragazzi che lo bullizzavano in quelle calde giornate estive non è bastato: hanno recuperato il suo numero di telefono e hanno cominciato a chiamarlo ogni sera. “Mio figlio è molto autonomo, ma soffre di disturbi di ansia. Queste telefonate in tarda serata lo hanno turbato. Tanto. Io non capisco perché. Non comprendo come si possa parlare di inclusione quando ancora accadono episodi come questo”. Nelle intenzioni dei ragazzi la voglia di spaventare Francesco come è facile comprendere dall’audio registrato dalla mamma. “Ricordi all’acqua park cosa ti ho insegnato? Ci sono i mostri. Quindi non chiudere il telefono altrimenti resti solo”.
“Ho già contattato la polizia postale – spiega ancora la mamma di Francesco – e a breve avrò un incontro in questura: io credo che dobbiamo tutelare i nostri ragazzi. Tutti. Perché le fragilità non possono e non devono diventare un facile bersaglio. Spero di trovare in questo senso la massima collaborazione da parte delle famiglie: dobbiamo fermare questa violenza che fa male. Che rende i nostri ragazzi più tristi e più isolati”.