I 18mila docenti assunti con il piano straordinario della riforma la “buona scuola” di Puglia, Abruzzo e Campania di nuovo uniti dagli intrecci dei nastrini rossi per ribadire quel legame indissolubile con la propria Terra, la scuola e la famiglia.
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«Molti di noi sono purtroppo partiti e sperano di poter rientrare anche solo per un anno con le assegnazioni provvisorie, in attesa di nuovi e definitivi sviluppi che ci possano riportare nella nostra Terra. A Bari, – afferma Francesca Marsico del gruppo nastrinirossidocentipugliesi – domani saremo presenti alle 10 all’entrata del lungomare Vittorio Veneto coi nostri nastrini rossi ai polsi e i cartelli delle nostre destinazioni. Saremo un piccolo presidio, molti di noi infatti sono assenti perché in servizio nelle scuole del centro-nord Italia assegnate dall’algoritmo del Miur per svolgere quel lavoro che per tutti gli anni precedenti è stato svolto in Puglia tra la nostra gente”. Da qui l’appello al premier Matteo Renzi. “Noi docenti dei nastrini rossi non perdiamo la speranza di una soluzione definitiva che preveda il rientro di tutti e confidiamo nell’attenzione del premier Renzi ai nostri problemi che sono criticità del Centro-sud- continua Marsico – Siamo donne e uomini prima che professionisti e apparteniamo alla nostra Terra. Sradicarci, quando qui le cattedre ci sono, ha il sapore di una profonda ingiustizia”. I docenti consegneranno una lettera a firma dei gruppi nastrini rossi pugliesi, campani, siciliani e abruzzesi al premier.
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Contemporaneamente al sit in barese, alle 10 a Napoli, i “nastrini rossi docenti campani” manifesteranno in piazza Plebiscito. A Pescara, il neonato gruppo di “nastrini rossi docenti abruzzesi” alle 18 e 30 in piazza Salotto ha organizzato un flash mob per continuare a mantenere alta l’attenzione su un problema che non è solo personale e familiare, ma anche sociale e del Centro-Sud in generale.