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Infortuni sul lavoro, la Cgil: 1600 in più del 2015 (un terzo in provincia di Bari)

Pubblicato da: Michele De Feudis | Mer, 22 Marzo 2023 - 15:57

“Nei primi otto mesi dello scorso anno le denunce di infortuni sono state 20.812, circa 1.600 in più dello stesso periodo nel 2015”: la denuncia è di Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia.

“Lo abbiamo sempre denunciato e purtroppo sono i numeri a darci ragione. Nell’attacco ai diritti nell’estrema precarizzazione del lavoro – spiega Gesmundo -si finisce in una spirale odiosa dove si abbattono salari ma anche misure di sicurezza”.

Crescono incidenti nell’industria e nei servizi

“Il ricatto di un reddito a qualunque costo spinge ad accettare qualunque condizione di lavoro e a lucrare sono imprenditori senza scrupoli. Dicevamo i dati, gli ultimi aggiornati sono già agosto 2016: ebbene nei primi otto mesi dello scorso anno le denunce di infortuni sono state 20.812, circa 1.600 in più dello stesso periodo nel 2015. Il settore più colpito è quello dell’industria e servizi e un terzo delle denunce è in provincia di Bari. In tremila casi hanno riguardato ragazzi tra i 14 e i 19 anni. Quanto agli infortuni mortali sono stati 49, tre in più del 2015”.

“Chiediamo alle istituzioni e alle parti datoriali – afferma Gesmundo – di attivare percorsi comuni che evitino tragedie come quella recente di Francavilla Fontana, partendo dalla prevenzione. La Cgil ha un suo piano e chiediamo che possa essere condiviso. Di certo la giovanissima età di molte vittime di infortuni ci dice di come poco si investa invece sulla formazione del personale e di contro ancor meno sulle misure di sicurezza”.

Rapporti di lavoro precario e saltuari espongono a maggior rischio, conclude Gesmundo. “Siamo certi che in questa casistica incida anche il boom dei voucher. Prendiamo per buono quanto affermato dall’Inail e cioè che in troppi casi la denuncia di infortunio coincide con l’attivazione del buono lavoro, a conferma di come venga utilizzato per coprire lavoro nero e lo si tiri fuori solo alla bisogna. Non è questo il lavoro che serve all’Italia e al Mezzogiorno per superare la fase recessiva. Serve un lavoro di qualità e sicuro. Per questo la Cgil sarà in questi mesi in campo per promuovere i due referendum popolari. Per Liberare il lavoro – per citare lo slogan della campagna – anche tara della scarsa sicurezza che per pochi euro di risparmio fa pagare sulla pelle di chi lavora un costo insostenibile”.

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