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Roberta Aprile, la saracinesca azzurra della Pink Bari: “Scusa, mamma, ma ho scelto di sognare”

Pubblicato da: Antonino Palumbo | Gio, 14 Dicembre 2017 - 14:45

A fine novembre la Pink Bari occupava l’ultimo posto in classifica nella serie A femminile di calcio, con un un solo punto in sei partite, due reti segnate e 16 subite. Due settimane dopo, è cambiato tutto: l’1-0 casalingo sulla Res Roma e lo 0-1 di Empoli hanno proiettato le pugliesi al quartultimo posto davanti a Ravenna Woman, Empoli Ladies e Sassuolo, in zona play-out e non lontane dalla zona-salvezza. Vento in poppa per le biancorosse, che ieri hanno strapazzato per 4-0 il Napoli in Coppa Italia. Tre partite senza gol e un volto più felice di tutti, quello di Roberta Aprile, 17enne portiere nata e cresciuta a Siracusa, fra i talenti più interessanti della nazionale femminile. Figlia d’arte (il papà Luca ha giocato fra serie B e serie D), racconta la sua passione a Borderline 24.

Come ha scoperto il calcio e quando ti è venuto in mente di diventare portiere?

Non l’ho scoperto, è nato con me. Sin da bambina guardavo mio padre prima giocare e poi allenare e volevo andare sempre con lui al campo, infatti questa idea di diventare portiere è nata grazie a lui visto che faceva il portiere.

Il passaggio dal futsal al calcio: quando, come e perché?

Era agosto e dopo aver partecipato allo stage di Norcia con la nazionale di calcio a 11 sono tornata a casa e ho comunicato ai miei genitori che volevo fare solo calcio a 11 e che ero disposta anche di andare lontano pur di inseguire il mio sogno e così sono arrivata alla Pink.

Qual è stata la difficoltà più grande nell’impostazione del ruolo?

La difficoltà più grande per me è stata soprattutto di tipo caratteriale: imparare a gestire la rabbia per i goal subiti o gli errori commessi.

Cos’è il coraggio?

Andare via di casa per inseguire un sogno.

Lo scorso anno ha giocato 19 partite nel campionato di B, poi lo spareggio con la Roma, subendo pochi gol. Di chi i meriti?

I meriti secondo me sono stati un po’ di tutti, della società, delllo staff, delle ragazze, dei tifosi che ci stanno sempre vicino ma soprattutto del mio preparatore Geso Strambelli che in ogni allenamento mi preparava a ogni situazione che poteva avvenire in gara e se quest’anno sono in serie A è anche grazie a lui.

Lo spareggio promozione con la Roma si è deciso al dodicesimo rigore, parato da Roberta a Castiello. Ci descrive quel rigore, dagli attimi precedenti agli attimi successivi?

Quella partita è stata piena di emozioni, dalla felicità per il nostro goal all’amarezza per il loro, alla tensione dei rigori. Prima dell’ultimo penalty della Roma ero un po’ innervosita perché ero riuscita a intuire il tiro di quasi tutti i rigori ma non a prenderli. In quel momento mi sono detta tra me e me che dovevo prenderlo per forza. Nel momento in cui ho parato il rigore ero incredula perché non capivo, o meglio non riuscivo a credere che avevamo vinto con una mia parata. Poi ho visto tutta la squadra partire verso di me e allora ho detto: “Ce l’abbiamo fatta”.

Cos’è la paura?

Un’emozione come tante che cerco sempre di gestire al meglio. I miei genitori mi hanno insegnato a non avere mai paura.

La serie A: inizio così così per la Pink Bari, ma ora sono arrivate le prime vittorie e là dietro sembrate davvero toste…

Abbiamo avuto un inizio molto tosto perché abbiamo incontrato tutte le big del campionato adesso stiamo cercando di riprenderci e di fare sempre meglio.

Per quale squadra maschile fa il tifo?

Milan.

Portiere, Milan: cosa pensa della vicenda Donnarumma?

Sta vivendo una situazione più grande di lui ed è stato costretto a crescere troppo in fretta, sicuramente tutte queste pressioni non l’aiutano. Spero resti al Milan, perché comunque è uno dei portieri più forti al mondo e al Milan farebbe comodo.

Chi è il suo idolo e chi il suo punto di riferimento?

Il mio idolo è Buffon, ma il mio punto di riferimento è sempre stato mio padre, Luca Aprile.

Chi è Roberta, quando toglie quanti e divisa da portiere?

Una ragazza molto timida e riservata con tanti sogni ancora da realizzare.

Nel tempo libero: oltre il calcio c’è di più?

Oltre il calcio vorrei che ci fosse di più, ma il mio tempo libero è molto limitato dato che ancora vado a scuola e devo studiare, comunque ho tante passioni come la vela.

Se dico canottaggio?

Se dico canottaggio penso a mia madre che aveva deciso di farmi cambiare sport per non fare calcio, anche se resta uno dei miei sport preferiti: ho vinto anche qualche medaglia con la mia compagna di barca Nicoletta.

Il calcio femminile sta trovando una visibilità e una considerazione sempre maggiore anche in Italia, anche se resistono ancora alcuni stereotipi. Cos’è per lei la femminilità?

Per me la femminilità è mia sorella, una ragazza elegante a cui mi ispiro quando sono fuori dal campo perché, anche se sono una calciatrice, mi fa piacere essere ammirata come donna.

Un momento che sogna di vivere da atleta?

Sono tanti i momenti che sogno di vivere da calciatrice e uno di questi è quello di vincere un campionato di serie A.

La Nazionale?

Indossare la maglia azzurra è un’emozione unica e vuol dire che sto continuando a realizzare il mio sogno.

Come si vede fra 17 anni?

Mamma. Ma con qualche medaglia addosso.

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