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Puglia, meno 9,5 per cento di fondi per l’agricoltura dalla Ue. Coldiretti: “Così paghiamo la Brexit”

Pubblicato da: redazione | Mar, 15 Maggio 2018 - 19:30

La Brexit ha fatto diminuire le esportazioni italiane in Gran Bretagna con un calo complessivo del 12 per cento che colpisce un po’ tutti i settori, dall’agroalimentare alla moda fino alle auto e al mobile, per una perdita totale di 2,7 miliardi in un anno se il trend sarà mantenuto.

In controtendenza la Puglia ha tenuto, con un aumento nel 2017 “del valore delle esportazioni di euro 11.878.350 rispetto all’anno precedente, dovuto alle buone e costanti performance del vino e del comparto ortofrutticolo che hanno di fatto compensato il calo di pasta e formaggi, mentre non sono ancora stati resi pubblici i dati del 2018” ha spiegato il presidente di Coldiretti Foggia, Giuseppe De Filippo, in apertura dell’incontro su “L’Ombra della Brexit sulla Pac post 2020”, a cui il vicepresidente commissione Agricoltura Parlamento Europeo,  Paolo De Castro, ha dato un contributo da Bruxelles.

Con la svalutazione della sterlina è diventato in ogni caso più caro per gli inglesi acquistare cibi stranieri di cui vanno particolarmente ghiotti con vino, pasta, ortofrutta e formaggi Made in Italy che sono quelli che rischiano di più. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti della Brexit che costringerà gli inglesi a cambiare la propria alimentazione e ha già portato la Commissione Ue, dopo l’uscita della Gran Bretagna, a prevedere sul primo bilancio pluriennale una riduzione complessiva per le spese di Politica Agricola Comune (Pac) che ammonta al 9,5% a prezzi correnti.

“A pagare il conto della Brexit non può essere l’agricoltura che è un settore chiave per vincere le nuove sfide che l’Unione deve affrontare, dai cambiamenti climatici, all’immigrazione, alla sicurezza. Indebolire l’agricoltura, che è l’unico settore realmente integrato dell’Unione, significa minare – ha sottolineato Gianni Cantele, Presidente di Coldiretti Puglia – le fondamenta della stessa Ue in un momento particolarmente critico per il suo futuro. Il taglio dei fondi destinati all’agricoltura con la Pac nel bilancio per l’Unione Europea è insostenibile per le imprese e per i cittadini europei che per il 90% sostengono la politica agricola a livello comunitario per il ruolo determinante che essa svolge per l’ambiente, il territorio e salute, secondo la Consultazione pubblica promossa dalla stessa Commissione europea”.

Garantire un equo tenore di vita per gli agricoltori – sottolinea Coldiretti Puglia – è un’esigenza fondamentale per la maggioranza dei cittadini (88%) che sottolineano come gli agricoltori ricevano solo una piccola quota del prezzo finale al consumo dei prodotti alimentari (97%).  “Un indirizzo importante nelle scelte per il futuro della Politica Agricola Comune dove, però, occorre cambiare  rafforzando tutte le misure che escludono la ‘rendita’ e premiando chi vive di agricoltura per puntare su un’assegnazione degli aiuti che consideri anche il contributo alla sostenibilità sociale e quindi all’occupazione, da parte delle imprese agricole”, ha concluso Cantele nel sottolineare l’esigenza di “valorizzare la distintività delle produzioni di cui la tracciabilità dell’origine e l’etichettatura sono i principali strumenti per recuperare valore sul mercato”.

“L’accordo sulla riforma della Politica Agricola (Pac) dovrà premiare – ha aggiunto Paolo Magaraggia dell’ufficio Coldiretti di Bruxelles – chi vive e lavora di agricoltura escludendo in una black list i soggetti che non hanno nulla a che fare con l’agricoltura e soprattutto prevedendo la possibilità per l’Italia di destinare risorse ai soli agricoltori attivi”. I “veri agricoltori» devono essere definiti per garantire che nessun sostegno al reddito sia concesso a coloro la cui attività agricola costituisce solo una parte insignificante delle loro attività economiche complessive o la cui attività principale non è un’attività agricola, pur non impedendo il sostegno ad agricoltori che svolgono altre attività”. “Per contribuire all’obiettivo del «rinnovamento generazionale, attirare nuovi agricoltori e agevolare la loro attività» deve essere utilizzato almeno il 2% del massimale previsto per i pagamenti diretti”, ha concluso Magaraggia, dato che gli Stati membri concedono un sostegno al reddito complementare per i giovani agricoltori che si insediano per la prima volta, sotto forma di un pagamento annuale disaccoppiato per ettaro ammissibile per gli agricoltori che hanno diritto a un pagamento nell’ambito del sostegno di base al reddito.

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