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Bari, inchiesta su Berlusconi: “Il Cavaliere non ha indotto Tarantini a mentire sulle escort”

Pubblicato da: redazione | Ven, 18 Maggio 2018 - 15:15
Silvio Berlusconi e Gianpi Tarantini

“Il fatto non sussiste o, in subordine, non costituisce reato sia per ragioni di merito perché non c’è nessuna prova che Silvio Berlusconi abbia indotto chicchessia, sia per ragioni processuali perché Gianpaolo Tarantini si è presentato spontaneamente e non è stato chiamato da nessun pubblico ministero a rendere interrogatorio”. Lo ha detto l’avvocato Francesco Paolo Sisto, difensore di Silvio Berlusconi, lasciando il Palazzo di Giustizia di Bari dopo l’udienza preliminare a carico dell’ex premier e del faccendiere, ex direttore de L’Avanti, Valter Lavitola accusati di induzione a rendere false dichiarazioni all’autorità giudiziaria sulla vicenda escort.

Stando all’accusa sostenuta dai pm Pasquale Drago e Eugenia Pontassuglia, Berlusconi avrebbe fornito all’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini, tramite Lavitola, avvocati, un lavoro e centinaia di migliaia di euro in denaro, perché mentisse ai pm baresi che indagavano sulle escort portate nelle residenze estive dell’ex premier fra il 2008 e il 2009 e sui suoi interessi in Finmeccanica.

Nell’udienza che si è celebrata dinanzi al gup del Tribunale di Bari Rosa Anna Depalo è stato il giorno delle repliche dei difensori degli imputati. La difesa di Berlusconi ha replicato anche ribadendo la questione della “incompetenza per territorio a favore dei fori di Roma, Monza, Napoli – ha detto Sisto – o del Tribunale dei Ministri, perché la condotta viene contestata quando Berlusconi era presidente del Consiglio. Ci aspettiamo il proscioglimento o al più una sentenza di incompetenza territoriale, ma credo che un proscioglimento sarebbe doveroso visto il materiale probatorio”, ha detto l’avvocato Niccolò Ghedini, codifensore di Berlusconi.

Si tornerà in aula il prossimo 4 giugno. In quella data il giudice deciderà se prosciogliere o rinviare a giudizio Berlusconi e Lavitola o ancora se dichiararsi incompetente disponendo la trasmissione degli atti ad altro Tribunale.

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