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Cantieri bloccati, chiuse 4mila imprese: è allarme occupazione in Puglia. I sindacati pronti a manifestare

Pubblicato da: redazione | Mar, 12 Marzo 2019 - 20:00
Dal 2009 il numero degli occupati nel settore edile in Puglia si è quasi dimezzato, passando da 60mila a 32mila, con quasi 4.000 imprese in meno. Sempre in Puglia  il dato che riguarda artigiani e piccole e medie imprese vede una contrazione di 2.700 addetti, con una diminuzione di massa salari pari a 12 milioni di euro. Impietosi, infine, i numeri forniti dalla Cassa edile, rispetto sempre al 2008: 27.411 iscritti in meno, che in termini salariali significa meno 190 milioni annui.
Il settore edile in Puglia, così come nel resto del Paese, è ormai al decimo anno di crisi: occorrono risposte forti e concrete, quelle che Cgil Cisl Uil e le categorie del settore Fillea, Filca Feneal Uil chiederanno unitariamente il 15 marzo nel corso di una manifestazione nazionale a Roma e che sono state anticipate stamani nel corso di una conferenza stampa sul cantiere della linea ferroviaria Bari-Bitetto.
“I cantieri sono fermi e impiegano lavoratori ultracinquantenni, i giovani non si avvicinano più al settore, stiamo incorrendo in una grave perdita di manodopera qualificata – dichiara il Segretario generale della Fillea Puglia, Silvano Penna – Se i lavori non ripartiranno continueremo a perdere centinaia di milioni di euro, l’indotto resterà senza introiti e le infrastrutture non saranno in condizione di favorire lo sviluppo dell’economia garantendo la mobilità di persone e merci. Per questo il 15 marzo sciopereremo e manifesteremo a Roma”
“Nel Mezzogiorno ci sono tante grandi opere strategiche, molte delle quali in Puglia, su cui investire per lo sviluppo del territorio – commenta il Segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo – Ne è esempio la dorsale adriatica, che unirebbe l’Europa con il Mediterraneo. Dopo anni di attesa è stato pubblicato il bando di gara per il raddoppio dei binari che riguarda però soltanto 14 dei 34 chilometri complessivi, relativi alla sola parte pugliese. Per la parte molisana, il Molise si oppone al cosiddetto raddoppio «in sede», comportando tempi più lunghi per la realizzazione del tratto molisano e costi più alti di circa 170 milioni che, per una ventina di chilometri, significano quasi 10 milioni a chilometro. I costi di previsione ad oggi dall’iniziale 212 milioni sono arrivati oggi a 700 milioni”.
“Siamo pronti – dice Antonio Delle Noci, Segretario Filca Cisl Puglia – a rivendicare a Roma, durante la manifestazione del 15 marzo, le istanze del settore edile in Puglia perché il comparto è in ginocchio da troppi anni. Per questo riteniamo che sia arrivato il momento che il Governo ponga l’attenzione sui cantieri proprio perché l’Italia e la Puglia hanno bisogno di infrastrutture degne di questo nome. Ma non dimentichiamo che è tutta la filiera delle costruzioni ad essere in difficoltà per la crisi. In Puglia hanno chiuso i battenti centinaia di aziende del legno, del laterizio, del lapideo e del cemento. Altre grosse realtà, penso alla Natuzzi, non riescono a risalire la china. Un’eccellenza della nostra regione, il marmo dei tre distretti di Apricena, Cursi e Trani, è in ginocchio anche per la concorrenza spietata dei cinesi, che acquistano il prodotto grezzo e lo lavorano già sulle navi, durante il trasporto”.
“Il 15 marzo saremo a Roma, insieme alle associazioni datoriali, per rivendicare il ruolo strategico dell’edilizia nel tessuto economico pugliese e nazionale. Ogni posto di lavoro creato nell’edilizia – spiegano infine il Segretario regionale della Uil Puglia Salvatore Bevilacqua e il Segretario della Feneal Uil di Bari, Franco Pappolla – è in grado di generare ben tre posti di lavoro nell’indotto, ma soprattutto cantierizzare le opere pubbliche significa proiettare il territorio nel futuro e renderlo competitivo: ecco perché è un delitto che tanti grandi cantieri, come quelli per la realizzazione dell’alta velocità ferroviaria, siano ancora al palo e che tanti piccoli e piccolissimi cantieri comunali e locali in generale non riescano ad aprire, vittime di beghe burocratiche o battibecchi politici. Il Governo si dia una svegliata, non è possibile penalizzare continuamente un settore economico trainante e disperdere miliardi di fondi europei che permetterebbero di creare subito tante opportunità occupazionali”.
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