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Bari non dimentica Giuseppe Mizzi, vittima innocente del clan Di Cosola: fu ucciso per uno scambio di persona

Pubblicato da: redazione | Sab, 16 Marzo 2019 - 15:00

Questa mattina, il sindaco Antonio Decaro, l’assessore regionale Giovanni Giannini e il presidente di Municipio Nicola Acquaviva hanno partecipato, alla cerimonia di ricordo in occasione dell’ottavo anniversario dell’omicidio di Giuseppe Mizzi, ucciso per un tragico scambio di persona.

Dopo i familiari di Giuseppe Mizzi, è intervenuto il sindaco Decaro: “A distanza di 8 anni, siamo ancora una volta qui, tutti insieme, istituzioni, forze dell’ordine, magistrati, associazioni, parrocchie, familiari, a testimoniare la nostra vicinanza alla famiglia Mizzi e a ricordare Giuseppe, ucciso in questa piazza, mentre tornava a casa dal lavoro. Una vittima innocente della mafia. Una brava persone che è finita nella spirale violenta e criminale di persone senza scrupoli interessate solo a perseguire i propri interessi criminali. Poco importa se l’obiettivo è sbagliato. La vita delle persone, per la mafia, non ha valore. Nessuno di noi ha valore. Solo il contrabbando, la droga, le armi hanno un valore perché significano soldi, potere, affermazione. Sono gli strumenti di cui si nutrono le mafie e con cui ammazzano i nostri cari, i nostri figli, ogni giorno. Non soltanto sparando, ma attraverso lo spaccio, l’usura, il racket, la violenza di strada”.

“Ogni volta – ha proseguito – che qualcuno difende la mafia non parlando, non esponendosi, praticando l’omertà, diventa complice di questo meccanismo.Lo stesso meccanismo che 8 anni fa ha portato via Giuseppe ai suoi cari e tanti altri figli, padri e fratelli ad altre famiglie in questa città. Per questo noi siamo qui ogni anno. lo dobbiamo a Giuseppe e a noi stessi, alle nostre comunità. Siamo qui a ricordare a tutti, specie ai ragazzi, che esiste una linea di confine chiara e inequivocabile tra Noi e Loro e che va tracciata. Ogni giorno, ogni anno. Tra la società dei giusti e la società mafiosa. Senza aree intermedie, né aree grigie, interpretazioni o sfumature. Perché da una parte c’è la civiltà, il diritto, il lavoro, l’onestà, gli affetti, la morale. Dall’altra la barbarie, il sangue, il carcere, la morte”.

“Giuseppe – ricorda sempre Decaro – era un lavoratore onesto, marito amorevole, fratello presente. Un uomo per bene che ha avuto la sfortuna di incontrare sulla sua strada un’altra persona, Antonio Battista, che adesso per fortuna sta scontando l’ergastolo. Con l’uccisione di Giuseppe, però, la mafia ha creato una profonda ferita in questo quartiere che noi pazientemente, tutti insieme, stiamo cercando di ricucire. E se possiamo farlo lo dobbiamo alla famiglia che ogni anni ci offre il suo ricordo e la sua presenza. Perché se oggi siamo qui è grazie soprattutto alla determinazione della famiglia Mizzi, di sua moglie, dei suoi genitori, di suo fratello, che non si sottraggono al proprio destino e dedicano gran parte del proprio tempo a praticare cittadinanza attiva nelle nostre scuole per raccontare ai ragazzi cos’è la mafia e cosa significa incontrarla un giorno qualunque della vita. Noi – conclude- resteremo qui, accanto alla famiglia, accanto al quartiere, accanto a tutti quelli che scelgono di stare dalla parte di chi rifiuta la mafia e le sue logiche. Noi da questo posto non andremo via, fino a quando non avremo fatto capire all’ultimo cittadino di questo quartiere e di questa città che noi siamo di più e la battaglia della legalità la vinceremo noi”.

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