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Sanità in Puglia, sindacati contro Emiliano: “Liste di attesa e assunzioni, solo promesse”

Pubblicato da: redazione | Mar, 6 Agosto 2019 - 17:30
emiliano ostuni

Ridurre le liste d’attesa, sbloccare le assunzioni, attivare i Pta (presidi territoriali assistenziali) per portare a compimento il piano di riordino della sanità pugliese e rendere esigibili i contenuti dell’accordo del dicembre 2016. Sono queste le richieste ribadite dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Puglia al presidente della Regione, Michele Emiliano e al direttore del dipartimento Salute, Vito Montanaro, nell’incontro che si è tenuto oggi nella sala Giunta della Regione Puglia.

«Vogliamo fatti, date, risposte concrete. Impegni assunti in passato poi sul territorio non si sono trasformati in azioni concrete. L’incontro con il capo dipartimento parta subito e definisca obiettivi e tempi» hanno dichiarato a margine Pino Gesmundo, Daniela Fumarola e Franco Busto. «Non si può fare sanità territoriale, ridurre le liste, migliorare i servizi, aprire Case della salute, senza procedere alle assunzioni – hanno aggiunto i segretari pugliesi di Cgil, Cisl e Uil – pur avendo apprezzato l’impegno nel concorso per i precari, per il quale c’è un forte impegno a realizzarlo entro la fine dell’anno. Serve inoltre intensificare i rapporti con il sistema universitario per migliorare la formazione degli operatori».

«Noi abbiamo già fatto tante richieste a questa Giunta regionale. Manca un anno alla scadenza del mandato politico e abbiamo bisogno di portare a casa fatti concreti. I cittadini pugliesi – hanno aggiunto – non possono più attendere risposte su liste di attesa, i lavoratori non possono più attendere risposte rispetto agli organici e c’è bisogno di organizzare la sanità territoriale che deve dare risposte immediate alle persone perché i disagi sono tanti». «Non si può parlare di crescita e di sviluppo della Puglia – hanno concluso Gesmundo, Fumarola e Busto – senza una sanità di qualità, che vada incontro alle reali esigenze delle comunità locali, contrastando il fenomeno della mobilità passiva».

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