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Puglia, l’appello degli infermieri che hanno diritto alla mobilità: “Esausti, vogliamo tornare a casa”

Pubblicato da: Adalisa Mei | Mar, 1 Marzo 2022 - 12:00
infermieri mobilità

“Noi infermieri siamo stanchi, siamo esausti. Vogliamo tornare a casa”. E’ questo l’appello di un  gruppo di infermieri lanciato in relazione al bando di mobilità extra-intra regionale, indetto dalla Regione Puglia a fine 2019, per profilo Cps Infermiere.  Chiedono solo una cosa e a gran voce: vogliono tornare a casa. “E’ un nostro diritto, ma dobbiamo combattere con i freni della burocrazia”, spiegano.

“In seguito ai vari annunci fatti sia dal governatore che dall’assessore alla Sanità – spiegano tramite una lettera inviata alla nostra redazione  – appare chiara la volontà di attuare le nuove assunzioni, dando esclusiva precedenza alla stabilizzazione dei precari, nonché allo scorrimento della graduatoria del concorso, raddoppiando quindi le assunzioni previste dal bando originario. Modifica attuata nel mentre vengono fatti firmare già i primi contratti. E’ lecito questo? Di contro – continua la lettera-  la condizione di coloro che sono risultati idonei alla graduatoria di mobilità e attendono da anni un ritorno o un avvicinamento al proprio luogo di residenza e di origine appare confusa e posta in ultimo piano. Sebbene nelle premesse del bando è stabilito che lo scorrimento sia del concorso che delle graduatorie di mobilità extra-intra- regionale si dovrebbe attuare in concomitanza”.

Gli infermieri sono 33 e vogliono metterci la faccia anche perché lamentano il silenzio che avvolge tutta la faccenda: “Tutto ciò – spiegano – nel silenzio generale. Anche noi avremo lo stesso trattamento di ‘benevolenza’ riservato ai colleghi del concorso?”.

“Molti di noi –  spiegano gli infermieri- viaggiano ogni giorno per oltre 400 km e oltre 4 ore, anche dopo aver smontato da un turno di notte, correndo grossi rischi (la cronaca nera ne è piena a riguardo), pur di tornare dai propri figli. Molti di noi sono genitori unici o divorziati o lontani dal coniuge e che non possono contare sull’aiuto di alcuno. Siamo davvero stanchi e amareggiati, noi che il più giovane di servizio ha già oltre 10 anni di esperienza, ci sentiamo presi in giro e non tutelati dalla Sanità della nostra Regione”.

 

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