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Carcere di Foggia, personale stremato da turni e aggressioni: “Ora basta”

Pubblicato da: redazione | Ven, 25 Marzo 2022 - 14:00
Foto Facebook

“Sono passati due anni da quando c’è stata la più grande evasione di detenuti dal carcere in un paese civile, ma qui a Foggia, a due anni da quell’evento, la situazione è rimasta la stessa”. E’ quanto dichiarato da Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria) che questa mattina ha protestato davanti al carcere Foggiano.

Al suo fianco, anche un gruppo di agenti di Polizia penitenziaria che, per l’occasione e per evidenziare i disagi, si sono simbolicamente incatenati urlando “Basta aggressioni”. A Foggia, in particolare, la situazione, è invariata da anni. Proprio Pilagatti ha sottolineato che mancano alcune figure, tra queste “il comandante di reparto, il responsabile della sicurezza e i poliziotti”. Nel 2000, ormai 22 anni fa, nel carcere Foggiano erano prevista 350 unità, adesso si è scesi a 270 con gente che – ha sottolineato ancora “ha tra i 53 e i 54 anni”.

Ma il problema non riguarda solo la carenza di personale, i turni infatti, ha sottolineato ancora Pilagatti, “sono massacranti”. “Non sono più di 6 ore come prevede la legge – ha specificato –  bensì di 8, 10 ore o addirittura di 16 ore”. A questo vanno aggiunte le aggressioni da parte dei detenuti, soprattutto, racconta ancora, quelle del parto psichiatrico “che non hanno più alcun controllo”.

Si tratta solo di alcune delle ragioni che hanno reso la “situazione insostenibile” e hanno portato oggi a manifestare. “La manifestazione parte da Foggia ma si sposterà a Bari, Lecce sino ad arrivare a Taranto. Se non arriveranno risposte andremo sotto la finestra del ministro a gridare la rabbia della polizia penitenziaria” – ha sottolineato ricordando che oggi è anche partito il referendum che riguarda il passaggio della Polizia penitenziaria al ministero dell’Interno.

“La sicurezza delle carceri è una questione di ordine pubblico e deve essere garantita dal ministero dell’Interno e non dal ministero della Giustizia – ha aggiunto rivolgendo infine il proprio appello al ministro della Giustizia focalizzando l’attenzione sulla rieducazione dei detenuti – “ci dica come si fa, a Foggia, con 600 detenuti e tre educatori”- ha concluso.

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