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Violenza su animali, casi in aumento: “Sintomo disagio emotivo”

Il parere della psicologa pugliese Graziana Colletta, specializzata in interventi assistiti con animali: "Non aiutano i social, urgono interventi di prevenzione"

Pubblicato da: Francesca Emilio | Sab, 20 Gennaio 2024 - 20:05

“In Italia interveniamo solo quando il problema si rappresenta, ma bisogna agire prima, facendo prevenzione da quando si è piccoli e lavorando sulle emozioni: sono il nostro gps nei confronti della realtà e quando non funziona quel gps, il disorientamento è letale”.  A raccontarlo a Borderline24 è Graziana Colletta, psicologa specializzata, tra le altre cose, in interventi assistiti con animali (Pet Therapy) che opera anche in ambito penitenziario, intervenuta in merito all’escalation di casi relative alle violenze sugli animali, in particolare cani e gatti.

L’ultimo episodio si è consumato proprio in Puglia, in particolare ad Alberobello. Vittima, in questo caso, un gatto spinto con un calcio nella fontana del paese e trovato congelato, zuppo e privo di vita, la mattina dopo da un commerciante della zona. Per il caso è stata denunciata una 16enne. Solo pochi giorni prima, sempre in Puglia, in particolare a Barletta, un altro gatto era stato preso di mira. Quest’ultimo, era stato ferito gravemente alla bocca da un petardo. Il cucciolo, per il quale si sono mobilitati in tanti, in particolare l’associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente, è stato chiamato Leone in memoria del gatto scuoiato vivo in provincia di Salerno, morto dopo giorni di agonia. Sono solo alcuni dei casi di cui si è parlato tanto, tra questi, va citato sicuramente anche quello del cane, Aron, il pitbull bruciato vivo dal padrone a Palermo. Tutti episodi che, spiega l’esperta, “non nascono dal nulla” ma celano invece “una struttura antisociale” nelle personalità predisposte alla violenza per via di “disagi” emotivi che, evidenzia, andrebbero indagati già a partire dai primi anni di età.

“Il maltrattamento sugli animali non nasce dal nulla – spiega la psicologa – ci si mette alla prova su animali di piccola taglia per diventare più violenti e cattivi. Esiste una correlazione tra maltrattamenti su animali con le personalità violente che sono alla base di una personalità antisociale. Questi individui sperimentano una sorta di potere in cui la prevaricazione e l’assoggettamento di animali indifesi manifestano in loro la forza per contrastare vulnerabilità che devono tenere secretate”. In tal proposito, ovvero in merito all’escalation di casi relativi a maltrattamenti, sono nati i primi rifugi “Link Italia” dedicati agli animali vittime di violenza che spesso subiscono soprattutto nelle mura domestiche, oltre che in altri luoghi, in particolare la strada, che diventa spesso “amplificatore” di violenza.

 In tal senso, non aiutano i social che, spesso e volentieri, creano un fenomeno che diventando di portata popolare innescano una “contaminazione sociale” che rafforza “il senso di forza” e l’esposizione “da un punto di vista malevolo” nel tentativo di ricercare approvazione o quella “quota di amore non riconosciuta”, di cui, la maggior parte degli artefici di tali episodi, sono carenti proprio nel contesto famigliare o sociale in cui sono cresciuti.  “Con la diffusione a livello mediatico si innesca un fenomeno potente che rischia di spronare questi circoli viziosi. Accadeva in passato con il periodo dei sassi lanciati dal cavalcavia, adesso accade con gli animali, esseri vulnerabili e purtroppo, facile preda. Purtroppo, in molti casi, una sorta di psicopatologia di base c’è. Ci sono alcune lacune affettive importanti in questi individui, vanno visti all’interno del contesto famiglia. E ne sono resa conto spesso quando ho fatto interventi con animali nelle scuole. A volte sono gli stessi genitori a spronare i figli. Diventa un circuito difficile da interrompere. Si passa da vittima a carnefice, il copione esistenziale diventa quello. Si legittima la dimensione della paura e del terrore, l’assenza di empatia e la cremanza di un altro essere vivente. È sintomo di tante ferite nell’amore e nelle relazioni primarie, ferite che non sono state curate” – ha evidenziato ancora.

“Sarebbe opportuno – ha detto infine – intervenire prima, facendo prevenzione sin da quando si è piccoli. È importante imparare a riconoscere le proprie quote di rabbia perché se si agisce con violenza non si attiverà la finestra della tolleranza emotiva che permette di accogliere emozioni nuove. Fino ad allora, chi non lavora su questo, agirà con l’impulso della sopraffazione e non avrà empatia nei confronti degli animali e neanche delle persone. Ogni cosa diventa una “red flag”. un trigger attivante, così il passato incentrato sugli aspetti traumatici si presenta nelle vesti di un soggetto che agisce in maniera violenta. La cura alla gentilezza e all’amore, questa è la strada da percorrere che renderebbe tutti liberi e protetti, ma i contesti spesso non lo permettono, per questo è necessario intervenire da subito” – ha concluso.

Foto freepik

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