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Il rudere della vergogna nel municipio IV: “Uno scheletro di mattoni”

Per il consigliere Acquaviva è auspicabile "Un intervento della Regione" - VIDEO

Pubblicato da: Adalisa Mei | Gio, 1 Febbraio 2024 - 12:22
opera pia Di Venere

Il rudere dell’Aldo Moro ai confini tra Carbonara e Ceglie, la struttura costruita con 3 miliardi e 600 milioni delle vecchie lire, pronta negli anni ’90 a diventare un centro di assistenza all’avanguardia per le persone sofferenti non è mai entrato in funzione. Da via San Gaspare del Bufalo si può vedere ciò che è rimasto dell’immobile abbandonato a se stesso, che alcune volte, ‘ospita’ persone soprattutto nel corso della notte. I residenti non fanno che notare uno strano viavai dai cancelli alla struttura ormai ridotta a “scheletro” di mattoni. “E’ uno scheletro di mattoni – raccontano i residenti – uno scempio utilizzato anche dai malintenzionati”. L’intero complesso è stato  vandalizzato.

E’ stato portato via di tutto, anche le piastrelle e le maniglie delle porte. Ora è li e come spiega Nicola Acquaviva, consigliere comunale di ‘Avanti Decaro’ ed ex presidente della circoscrizione, “Sarebbe auspicabile un intervento della Regione”

Nel 2008 l’intera area dove sorge il complesso, più di 5 mila metri quadri di proprietà dell’Opera Pia di Venere, era pronta per essere ceduta ai privati nell’ambito di un piano di riqualificazione urbana concertato dal Comune di Bari. Si sarebbe dovuto rendere il rudere dell’Aldo Moro una casa per i bambini e per i malati non autosufficienti. Ma tutto si è concluso con un nulla di fatto. Ora è li che attende.

A pochi metri di distanza un altro rudere, quello dell’abazia di Sant’Angelo, inserito anche tra i beni del Fai. Risale al  XIV e XV secolo. “Elemento caratteristico e degno di nota è il portale d’ingresso basso e largo da cui sporge un archetto sostenuto da lesene, sotto cui doveva trovarsi un icona della Madonna bizantina – spiegano dal Fai –  Attraverso il portale si accedeva ad un cortile antistante la badia, luogo di meditazione e preghiera dei monaci; qui si trova la chiesa, secondo il rito basiliano rivolta ad occidente. La chiesa di Sant’Angelo presenta ancora poche parti intatte ed è invasa dalla vegetazione: l’interno doveva essere a doppia croce greca, con archi poggianti su due colonne centrali, ancora visibili in parte, un’abside e il coro monastico. Adiacente alla chiesa vi era il monastero, il tutto circondato da mura, utilizzato come masseria e a ricovero di ovini e bovini ma ormai tutto il complesso versa in uno stato di profondo degrado”. Nel 2003  fu siglato un accordo tra il comune di Bari e l’allora Ausl bari/4 finalizzato al recupero dell’area ma nulla è stato fatto.

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