Troppe critiche e troppe pretese da una sanità che in fondo prova a fare del suo meglio. A cominciare dal servizio Scap garantito nei festivi e pre festivi. È il pensiero del pediatra barese Antonio Di Mauro che racconta: “Dopo quasi cinque anni, sono tornato al Giovanni XXIII per un turno nello SCAP (Servizio di Continuità Assistenziale Pediatrica). È stato un ritorno “familiare”: qui ho svolto parte della mia specializzazione, qui sono cresciuto professionalmente. Eppure, qualcosa mi ha sorpreso.
Non il servizio in sé, che resta un valore enorme per la sanità pubblica, ma piuttosto l’aspettativa – e, a volte, la pretesa – con cui viene vissuto dalle famiglie.
Il nostro sistema sanitario regionale, con tutte le sue difficoltà, offre qualcosa di straordinario: la possibilità di accedere a visite pediatriche specialistiche non solo nei giorni feriali tramite il pediatra di famiglia, ma anche nel weekend. Un bambino con febbre alta, difficoltà respiratorie o altri sintomi può essere visitato in tempi rapidi, senza code interminabili al Pronto Soccorso e senza dover ricorrere al privato.
In molte altre parti del mondo (e anche d’Italia), tutto questo sarebbe impensabile senza un’assicurazione costosa o una visita a pagamento. Eppure, spesso percepisco una certa inconsapevolezza da parte delle famiglie.
• “Ah, ma quindi qui non possiamo fare gli esami per l’allergia?”
• “Ah, ma ora non mi fate un tampone?”
• “Ah, ma non possiamo fare esami delle urine e urinocoltura?”
• E, addirittura… “Ah, ma quindi non c’è l’oculista per l’intervento?
Non è questione di pretendere gratitudine (non siamo qui per ricevere ringraziamenti), ma sembra che quello che c’è… non basti mai. Ci si abitua in fretta all’assistenza garantita, e presto si inizia a volerla più ampia, più immediata, più personalizzata. Come se fosse un diritto naturale, come se dietro ogni visita non ci fossero l’impegno di tanti professionisti e un’organizzazione complessa da sostenere. Quando un servizio funziona, diventa invisibile. Scontato.
La mia non è una critica, ma un invito a guardare con occhi diversi ciò che abbiamo. La sanità pubblica è un bene prezioso. Se vogliamo che continui a funzionare, dobbiamo rispettarla, difenderla e usarla con consapevolezza. Perché garantire visite pediatriche sette giorni su sette non è una cosa ovvia. È un’opportunità di cui, forse, dovremmo tutti essere un po’ più consapevoli”.