Serve un’alternativa allo scioglimento dei Comuni per le infiltrazioni della criminalità organizzata. Ne è convinto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha messo sul tavolo la “possibilità di creare un terzo genere tra scioglimento e non scioglimento, utilizzando ovviamente le prefetture, magari mediante formule di affiancamento ai sindaci”. Insorge l’opposizione che ha definito “inquietante” l’ipotesi. Dal 1991 al 19 aprile 2025 sono stati 401 i decreti di scioglimento di Comuni per infiltrazioni mafiose: in media uno al mese, secondo quanto evidenzia un rapporto di Avviso Pubblico. Il 72% dei Comuni sciolti per mafia ha una popolazione inferiore ai 20mila abitanti. Il 96% degli scioglimenti si concentra in quattro regioni: Calabria, Campania, Sicilia, Puglia. Caserta la ‘vittima’ più grande, caduta lo scorso 18 aprile per i condizionamenti della criminalità organizzata. Una decisione che non è piaciuta al sindaco, Carlo Martino, che ha parlato di “atto abnorme”. Il malcontento degli amministratori locali per la tagliola dello scioglimento è ben conosciuto da Piantedosi, che oggi, a margine del suo intervento al Festival dell’Economia di Trento, ha precisato il suo pensiero: non si tratta di introdurre nuove norme, perchè – ha riferito – l’alternativa allo scioglimento è “una metodologia già praticata. Esistono degli istituti in vigore per cui, allorquando le formule di contaminazione sono occasionali o circoscritte e soprattutto c’è stato il rinnovo della gestione dell’ente, è possibile immaginare che ci sia un accompagnamento ad un percorso che valorizzi le istituzioni democratiche.
Quindi i sindaci e le amministrazioni. È già successo, potrei citare dei casi in cui questo è avvenuto, ho letto di qualche polemica ma non capisco su cosa”. L’indicazione è dunque quella valutare caso per caso, evitando il ricorso automatico alla decisione estrema se le infiltrazioni criminali non sono diffuse. Critica la senatrice Enza Rando, responsabile Legalità e lotta alle mafie del Pd: “non ci sono vie di mezzo – ha affermato – per contrastare le infiltrazioni mafiose nei Comuni. Le parole del ministro sono gravi perché lasciano presagire il tentativo di modifica di uno strumento antimafia fondamentale per colpire le organizzazioni criminali che ramificano le proprie attività illecita negli enti locali”. Attacca anche Filiberto Zaratti (Avs): Piantedosi, osserva, “fa il gioco delle tre carte: dice testualmente che è ‘possibile immaginare che ci sia un accompagnamento ad un percorso che valorizzi le istituzioni democratiche’; noi diciamo che deve immaginare meno e stare alla legge. Se una commissione ministeriale ha stabilito che una amministrazione comunale è infiltrata dalle mafie ‘immaginare’, come dice Piantedosi, vie di mezzo è impossibile, anzi sarebbe grave se lo si facesse”.