Violenza domestica, molestie, misure cautelari e cultura patriarcale: sono stati questi i temi affrontati nel corso della Giornata di Studio dedicata agli aspetti procedurali e tecnico-operativi in materia di Codice Rosso, che si è tenuta questa mattina presso l’auditorium “Giovanni Ianni” del Comando della Polizia Locale di Bari.
L’incontro, riservato agli operatori dei Corpi di Polizia Locale e delle Forze di Polizia, ha offerto un momento di alta formazione e confronto su uno degli strumenti normativi più importanti nella lotta alla violenza di genere: la Legge 69/2019, conosciuta come Codice Rosso. Entrato in vigore nel 2019, il Codice Rosso ha introdotto una serie di misure incisive per rafforzare la tutela delle vittime di violenza domestica e sessuale. Tra le novità principali, l’obbligo per il pubblico ministero di ascoltare la persona offesa entro tre giorni dalla notizia di reato, l’inasprimento delle pene e l’introduzione di nuovi reati specifici. L’obiettivo è garantire tempestività negli interventi e maggiore coordinamento tra i soggetti coinvolti nella presa in carico delle vittime.
Nel corso dell’evento, il Procuratore Aggiunto di Bari, dott. Ciro Angelillis, ha fornito un quadro preoccupante della situazione: «Ogni anno a Bari riceviamo circa 1.500 denunce per maltrattamenti contro le donne, e in un 30-40% dei casi si arriva a una misura di custodia cautelare. Sono numeri altissimi, che raccontano un fenomeno che ci impegna tantissimo ma che non accenna a diminuire. Ci sono ancora troppi episodi di sangue. Di qui il bisogno – ha sottolineato Angelillis – di formare in modo sempre più puntuale e capillare le forze di polizia».
Particolarmente significativa è stata la presenza del Procuratore Generale della Repubblica presso il Tribunale di Bari, dott. Roberto Rossi, che ha posto l’accento su una realtà spesso sottovalutata: le molestie nei contesti lavorativi. «In questi casi – ha spiegato Rossi – alle dinamiche di genere si sommano pressioni professionali e squilibri di potere. È importante comprendere che l’intervento penale da solo non basta. Questi episodi si consumano anche perché esiste una cultura radicata, quella patriarcale, che condiziona i nostri comportamenti e le nostre relazioni».
La giornata ha avuto tre obiettivi principali: Offrire strumenti aggiornati di interpretazione e gestione procedurale; Rafforzare la collaborazione tra Forze dell’Ordine, Procura e amministrazioni locali; Promuovere un approccio coordinato ed efficace nei casi di violenza. Attraverso interventi giuridici, analisi operative e confronto diretto tra operatori e magistrati, la Giornata di Studio ha rappresentato un momento di crescita professionale fondamentale, nel segno della tutela delle vittime e di un impegno comune contro la violenza.