C’è qualcosa di affascinante nel vedere un ragazzo di vent’anni entrare in un negozio di dischi, sfogliare le copertine una ad una, sollevare un vinile e analizzarlo attentamente.
Non è solo moda. Non è solo vintage. È qualcosa di più profondo: è un ritorno al gesto, all’attesa, all’ascolto vero.
Ma ti sei mai chiesto perché oggi i giovani ascoltano musica su vinile, quando potrebbero avere tutto a portata di clic su Spotify o Apple Music?
Ascoltare un vinile è un piccolo rituale. Togli la polvere, poggi la puntina, senti quel fruscio iniziale prima che parta la prima traccia. Non puoi skippare e passare subito ad un altro genere o artista.
In un mondo in cui tutto è istantaneo, dove l’algoritmo ti serve musica su misura prima ancora che tu capisca di cosa hai voglia, il vinile offre l’opposto: tempo, imperfezione, scoperta.
Passando ai numeri, nel 2024, sono stati venduti oltre 43 milioni di vinili negli Stati Uniti, un record che supera persino i CD. E la tendenza non riguarda solo i nostalgici: molti di questi dischi finiscono nelle mani della Gen Z e dei Millennial, affascinati dal fascino “tangibile” della musica.
Anche in Italia il mercato è in crescita costante, con centinaia di migliaia di copie vendute ogni anno. Gli scaffali si riempiono di classici come Battisti, Pink Floyd e David Bowie, ma anche di artisti contemporanei come Taylor Swift, Arctic Monkeys, che oggi stampano quasi sempre il loro album anche in versione vinile.
Oggi il vinile lo ascolta chi ha voglia di rallentare, di staccarsi un po’ dal digitale. Ragazzi creativi, studenti, appassionati di moda, artisti, ma anche tanti giovani semplicemente curiosi di vivere la musica in modo diverso.
Si dice spesso che guardare al passato sia un freno. Ma forse, in questo caso, è proprio il contrario. Tornare al vinile non significa rifiutare il presente, ma scegliere un altro modo per viverlo.