Non capita tutti i giorni che un appuntamento medico urgente passi da un’attesa di quasi un anno a poche settimane, eppure è ciò che è successo alla signora Teresa (nome di fantasia), 53enne disabile, protagonista di una vicenda che ha acceso i riflettori sul Policlinico di Bari. La donna, che avrebbe dovuto sottoporsi a un’ecografia già prescritta come urgente, inizialmente era stata costretta a attendere fino all’11 agosto 2026. Dopo il clamore mediatico scatenato dal caso, l’ospedale ha anticipato la prestazione al 21 ottobre prossimo, con prenotazione confermata lo scorso 30 settembre presso l’Istituto di Radiologia Universitaria.
«Siamo felici di aver potuto dare una mano a Teresa», commenta Francesco Fragola, presidente dell’Associazione Cas Art. 32, «ma rimane incredibile dover alzare la voce per vedere rispettati i propri diritti. Se Teresa non fosse stata nostra associata, sarebbe rimasta in lista d’attesa per quasi un anno».
Fragola sottolinea l’assurdità del meccanismo che ha portato all’anticipo dell’ecografia: «In un primo momento ci era stato risposto che non c’erano date disponibili. Poi, a seguito della nostra denuncia, e praticamente il giorno dopo il comunicato stampa, è apparso un appuntamento. Avremmo preferito aspettare 48 ore in più piuttosto che arrivare a questo putiferio».
Nonostante il risultato positivo, il presidente dell’associazione resta critico rispetto al sistema: la nuova data, sebbene anticipata, rimane oltre i tempi previsti per la priorità “B”, che richiede la prestazione entro 10 giorni dalla prescrizione. «Questo episodio deve far riflettere sulla gestione delle liste d’attesa negli ospedali», aggiunge Fragola.
L’appello di Cas Art. 32 è ora rivolto alle istituzioni locali e regionali: «Non vogliamo che casi come quello di Teresa si ripetano. Siamo pronti a collaborare con le autorità sanitarie per trovare soluzioni concrete e migliorare l’accesso alle cure per tutti i pugliesi. Ci auguriamo che chi guiderà la Regione Puglia nel prossimo futuro sia disposto ad ascoltarci, per il bene della salute pubblica».