Diagnosi fulminea, coordinamento perfetto e una catena di interventi che ha fatto la differenza. Così i medici del Giovanni XXIII di Bari sono riusciti a salvare un neonato di appena sei mesi, colpito da botulismo infantile, una patologia rara ma potenzialmente letale. Il piccolo, arrivato in ospedale in condizioni gravi, è stato dimesso ieri e ha potuto far ritorno a casa con i genitori.
Il 22 settembre scorso il bimbo era giunto al pronto soccorso pediatrico con paralisi delle pupille, debolezza muscolare e scarsa reattività agli stimoli, sintomi che hanno immediatamente fatto sospettare ai medici dell’équipe di infettivologia pediatrica un caso di botulismo. È scattata così una corsa contro il tempo.
Attraverso la Control Room del Policlinico di Bari, la direzione dell’ospedale ha contattato l’Istituto Superiore di Sanità e il Centro Antiveleni di Pavia per ottenere il siero specifico contro la tossina botulinica. Nel frattempo il piccolo è stato trasferito in terapia intensiva pediatrica. Con il supporto della Polizia di Stato, il farmaco è arrivato a Bari e infuso al paziente a meno di 24 ore dal sospetto clinico, un tempo record che ha permesso di salvarlo.
Nelle ore successive il neonato ha ricevuto assistenza ventilatoria e nutrizione controllata, mostrando miglioramenti costanti fino all’estubazione, avvenuta il 29 settembre. Dopo alcuni giorni di osservazione, il piccolo è stato dimesso.
Secondo le prime indagini, la causa dell’intossicazione potrebbe essere legata all’ingestione di miele contaminato da spore di botulino. “Il miele – ha spiegato Danny Sivo, direttore sanitario del Policlinico – può contenere spore che, nei bambini sotto l’anno di età, possono svilupparsi nell’intestino e diventare pericolose. È fondamentale non somministrarlo mai ai neonati”.
Determinante il lavoro congiunto delle équipe guidate dalla dottoressa Desire Caselli (infettivologia pediatrica), dal professor Salvatore Grasso (terapia intensiva pediatrica), dal professor Nicola Laforgia (neonatologia) e dal professor Silvio Tafuri (Control Room infezioni).
“Questo caso dimostra quanto la tempestività, la collaborazione e la competenza possano salvare una vita – ha commentato il direttore generale del Policlinico di Bari, Antonio Sanguedolce –. Infettivologi, rianimatori e neonatologi hanno lavorato fianco a fianco in una perfetta sinergia. È una bella pagina di sanità pubblica scritta a Bari”.