“Non bastano i divieti per proteggere i più giovani: occorre educarli a un uso consapevole dei social, perché è lì che oggi si costruiscono relazioni, identità e autostima.”
Donatella Loiacono, consigliera dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Regione Puglia, commenta la notizia del divieto d’accesso ai social network per i minori di 16 anni entrato oggi in vigore in Australia, una prima mondiale che riapre il dibattito sul rapporto tra adolescenti e piattaforme digitali.
Secondo il primo ministro, Anthony Albanese, la misura è volta a permettere ai più giovani di “vivere bene la propria infanzia” e a far sentire più tranquilli i genitori. Loiacono riconosce l’intento, ma sottolinea che il divieto da solo non basta. “È comprensibile voler proteggere bambini e adolescenti da rischi reali come cyberbullismo, ansia da prestazione o perdita di autostima” spiega la psicologa. Tuttavia, avverte, escludere i ragazzi dai social rischia di spostare il problema senza affrontarlo: le piattaforme digitali fanno parte della quotidianità e della costruzione dell’identità dei giovani.
É ormai dimostrato come l’uso intensivo dei social possa incidere sulla percezione di sé, sull’umore e sulla capacità di instaurare relazioni autentiche. “L’adolescenza – continua la psicologa – è una fase delicata, in cui l’identità si costruisce anche attraverso il confronto con gli altri: farlo in un ambiente dominato da modelli irraggiungibili, giudizi immediati e metriche di popolarità può amplificare fragilità e insicurezze”.
Tuttavia, il divieto in sé non può sostituire un percorso educativo. “Vietare l’accesso significa forse ritardare il contatto, ma non risolvere il problema” ribadisce Loiacono. “I ragazzi vivono in una realtà in cui il digitale è parte integrante della socialità: occorre accompagnarli, non escluderli. Servono programmi strutturati di educazione all’uso consapevole, rivolti sia ai minori che agli adulti di riferimento — genitori, insegnanti, educatori — affinché possano riconoscere segnali di disagio e promuovere comportamenti equilibrati”.
La vera sfida, secondo Loiacono, non è solo impedire l’accesso: è insegnare. Insegnare ai giovani a riconoscere i propri bisogni emotivi e sociali, gestire la consapevolezza del proprio corpo, della propria immagine e del proprio tempo, sviluppare un senso critico verso contenuti, immagini e relazioni online, costruire relazioni autentiche, offline e online, in modo sano e rispettoso.
Parallelamente, sottolinea la psicologa, è fondamentale responsabilizzare le piattaforme – oltre che la società – a offrire ambienti digitali più sicuri, trasparenti, promuovendo una vera “cittadinanza digitale consapevole.
“Il divieto può rappresentare una pausa importante, un tempo di maturazione. Ma il nostro impegno vero deve andare oltre: abbiamo bisogno di promuovere un’educazione digitale empatica, consapevole, critica. Solo così i bambini e gli adolescenti impareranno a essere protagonisti responsabili del loro presente e del loro futuro”.
L’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi pugliesi ritiene che la prevenzione passi dal dialogo, dall’ascolto e dalla formazione. “È necessario insegnare ai giovani non solo come usare i social, ma perché li usano, e come distinguere la realtà dalla rappresentazione virtuale. Solo così potremo garantire loro libertà e benessere anche nel mondo digitale” conclude Loiacono.