Le festività natalizie hanno sempre avuto una promessa implicita: stare insieme. Sedersi allo stesso tavolo, scambiarsi sguardi, condividere silenzi e risate. Eppure, oggi più che mai, non sempre è possibile. Il lavoro porta lontano, gli studi separano, le necessità ci costringono ad essere altrove.
Oggi però qualcosa è cambiato. La distanza fisica non è più sinonimo di assenza.
Non molto tempo fa, essere lontani durante le feste significava affidarsi a una telefonata veloce o a una cartolina arrivata in ritardo. L’idea di “esserci” aveva confini molto netti: o eri presente, o non lo eri affatto.
La tecnologia ha trasformato il modo in cui viviamo la vicinanza. Non la sostituisce, ma la rende possibile in modi nuovi. Una videochiamata durante la cena della vigilia, un brindisi fatto davanti a uno schermo, oggi fanno parte della normalità di molte famiglie.
E, sorprendentemente, funzionano.
Non perché uno schermo possa rimpiazzare un abbraccio, ma perché permette di condividere il momento, non solo raccontarlo dopo. La tecnologia accorcia il tempo dell’attesa, rende simultaneo ciò che prima era differito.
C’è qualcosa di profondamente umano in tutto questo. La tecnologia, quando è usata per connettere e non per distrarre, amplifica il desiderio di vicinanza invece di spegnerlo. E non si tratta solo di videochiamate. Playlist condivise per ascoltare la stessa musica natalizia a distanza, foto che arrivano in tempo reale, regali ordinati online e recapitati ovunque, messaggi programmati per farsi trovare la mattina di Natale: piccoli atti digitali che costruiscono una presenza se non fisica, almeno emotiva.
Forse non saremo sempre nella stessa stanza. Ma oggi possiamo essere nello stesso momento.
E a Natale, spesso, per molti, è già abbastanza.