I Comuni che collaborano con l’Agenzia delle entrate per contrastare l’evasione fiscale, ricevendo la metà delle somme che aiutano a recuperare, sono sempre meno. Si tratta di una tendenza che riguarda in particolare il Sud dove, secondo l’ultimo report del Centro studi enti locali, spicca il «paradosso» di Bari: pur essendo la decima città italiana per popolazione, infatti, non compare tra i Comuni che nel 2025 hanno beneficiato delle risorse recuperate.
Dunque il capoluogo pugliese non ha utilizzato lo strumento della segnalazione qualificata. Il motivo, si apprende da Palazzo di città, è legato alla riorganizzazione degli uffici attraverso la quale si è puntato sulla riscossione dei tributi diretti, soprattutto la Tari, che ha portato a un aumento complessivo dell’8,15% delle entrate nel 2025.
Nel corso degli anni in tutta Italia la sinergia tra gli enti locali e il fisco è andata di pari passo con il meccanismo che la incentiva, ovvero quello in base al quale una parte delle somme recuperate, al momento è il 50%, finisce nelle casse dei Comuni che hanno avviato delle istruttorie su casi di sospetta evasione. E il Comune di Bari, infatti, auspica che si torni al 100%, come del resto si sta discutendo nell’ambito della riforma fiscale, perché questo incentiverà la ripresa della segnalazione qualificata che richiede investimenti e l’impiego di figure altamente specializzate. Con l’introduzione della misura la quota era pari al 30%. La percentuale fu poi elevata al 33% per passare al 50% e, tra il 2012 e il 2021, fu portata addirittura al 100%. Dal 2022, anno in cui si registra un picco discendente, la percentuale è tornata al 50%. Scorrendo i dati emerge che l’innalzamento al 100% della quota riconosciuta ai Comuni ha coinciso con la fase di massimo utilizzo dello strumento: dal 2012 al 2016, infatti, i Comuni hanno permesso di recuperare oltre 88 milioni, mentre dal 2020 al 2024 il recupero è più che dimezzato, scendendo a quota 30,4 milioni.
Anche la Puglia ha seguito il trend registrando un -90% nel riparto tra il 2022 e il 2025; e un -60% tra il 2024 e il 2025. Guardando nel dettaglio le tabelle si evince che quest’anno le risorse tornate nelle casse dei Comuni pugliesi sono state 1.495 euro, nel 2024 ammontavano invece a 3.781 euro, nel 2023 a 4.629 euro e a 15.591 euro nel 2022. Il gap tra Nord e Sud, anche in questo caso, è evidente: in cima alla classifica c’è la Lombardia con 97 Comuni e poco più di un milione di euro di riparto (circa il 40% del totale nazionale). Seguono Liguria (442.290 euro con 15 Comuni), Emilia-Romagna (362.471 euro con 66 Comuni) e Toscana (300.454 euro con 17 Comuni). Nel Mezzogiorno e nelle Isole i riparti restano marginali: Campania con 7.306 euro, Puglia con 1.495 euro, Sicilia a quota 6.791 euro e Sardegna a 8.396 euro. “È un divario – evidenzia il Centro studi Enti locali – che richiama non solo il tema dell’evasione, quanto quello della capacità amministrativa, dell’organizzazione degli uffici e della continuità delle attività di controllo». Il tema, però, riguarda in generale tutto il Paese. Complessivamente nel 2024 sono stati 304 i Comuni che hanno utilizzato lo strumento delle segnalazioni qualificate a fronte dei circa 7.900 enti locali italiani: meno del 4% ha dunque partecipato in modo attivo. Anche per questo si sta discutendo sulla possibilità di portare nuovamente al 100%, per 3 anni, la quota di spettanza dei Comuni con l’obiettivo di rendere più conveniente investire risorse e personale nella collaborazione all’accertamento erariale. Ne dà notizia l’Ansa.