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Recovery: la relazione della Camera, 16 richieste al governo

Pubblicato da: redazione | Lun, 29 Marzo 2021 - 19:15

Indicare espressamente gli obiettivi misurabili di ogni missione ma anche i target intermedi; definire tempi, modalità e costi delle riforme richieste dall’Ue; valutare i fabbisogni di nuovo personale considerando anche il costo a regime quando finiranno i fondi europei; fornire maggiori informazioni sulla governance; utilizzare per il riparto delle risorse tra aree un criterio che consenta di superare il 34% delle risorse per il Sud. Sono alcune delle 16 richieste contenute nella stesura, non definitiva, della relazione della commissione Bilancio della Camera sul Recovery che evidenzia le criticità da superare del vecchio piano.

Se la valutazione del testo delle linee guida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è “complessivamente positiva”, la relazione della commissione non nasconde che vi siano criticità legate soprattutto alla necessità di arricchire molti dati.

“Le componenti che figurano all’interno di ciascuno missione dovrebbero dettagliare gli investimenti e le relative riforme, nonché il contributo previsto, i relativi traguardi, obiettivi e tempistiche e il loro finanziamento e costo, nonché fissare target intermedi e finali e un cronoprogramma che rifletteranno i progressi compiuti”.

Questo non riguarda solo i progetti del Recovery plan, ma anche le riforme sulle quali tanto batte la commissione Ue, sulle quali “le informazioni disponibili non appaiono ancora esaustive”, in particolare sui costi di realizzazione che hanno indicazioni generiche. Appare chiaro anche il timore che parte delle risorse non finanzino investimenti ma spesa corrente (che non può superare il 30%), punto sul quale viene chiesto una esplicita ripartizione.

Viene chiesto di effettuare una “ricognizione degli effettivi fabbisogno di nuovo personale connessi all’attuazione del Piano nei diversi settori, il cui costo, in quanto di natura corrente, non appare finanziabile a regime”. Ci sono poi tre priorità trasversali – giovani, parità di genere, Sud e riequilibrio territoriale – sui quali si chiede di introdurre “indicatori volti a misurare i principali aspetti, in particolare sulla qualità di genere”. Viene poi suggerita l’applicazione di un diverso criterio di riparto delle risorse tra aree, che tenga conto di popolazione, pil pro-capite e tasso di disoccupazione, “superando in maniera significativa la quota del 34% degli investimenti al Mezzogiorno”, un modo per ridurre le disuguaglianze. Una delle richieste specifiche riguarda anche le aree terremotate, prevedendo risorse aggiuntive. Per una “efficiente allocazione delle risorse” si mette poi in risalto “la necessità di una semplificazione degli adempimenti burocratici indispensabili per l’assegnazione di fondi, anche attraverso la previsione di forme dirette di negoziazione con gli enti locali”. Già perchè gli enti locali e in particolar modo i comuni – che si chiede di coinvolgere anche nella modifica della governance – “rappresentano i principali investitori pubblici, nonchè i principali destinatari delle politiche di efficientamento e rigenerazione, coesione sociale e territoriale individuate dal piano”.

Lo schema di relazione è ricco di valutazioni e suggerimenti. È composto di 66 pagine, con una parte iniziale che riporta le 16 richieste generali, e da circa 46 pagine fitte con le indicazioni raccolte dalle diverse commissioni della Camera e inserite con la formula “valutare se”. Tra queste molte sono di dettaglio e altre raccolgono le richieste avanzate durante l’esame dei diversi provvedimenti economici, come quella di estendere al 2023 il superbonus del 110% sull’efficientamento energetico degli edifici. Tra le moltissime proposte – dalla sanità ai trasporti, dalla digitalizzazione alla Pa – c’è anche quella di di “ripensare il ruolo dei medici di medicina generale, anche attraverso il loro percorso formativo” oppure la richiesta di “puntare risorse per la messa in sicurezza e il monitoraggio digitale di strade, viadotti e ponti”.

Il testo sarà ora all’esame della commissione Bilancio della Camera e contemporaneamente, con una relazione diversa, approderà a conclusione anche il documento della commissione Bilancio del Senato. Saranno votate martedì in commissione per passare mercoledì in aula a Montecitorio e tra mercoledì e giovedì a Palazzo Madama. La palla passerà poi di nuovo al governo. La scadenza finale per avviare il piano è il 30 aprile. ANSA

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