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Bari, al Giovanni XXIII bimbo autistico in fila per un’ora. Il padre: “Inaccettabile”

Pubblicato da: Francesca Emilio | Lun, 11 Ottobre 2021 - 17:00

Oltre un’ora di attesa per una visita medica ad un bambino con spettro autistico. E’ accaduto a Bari, in particolare all’Ospedale Pediatrico Giovanni XXIII. A denunciare l’accaduto, con un post pubblicato sui social, il padre del ragazzo, Vito Spadavecchia, che, con non poco rammarico, ha sottolineato che non si tratta di un caso isolato.

Non è infatti la prima volta che il papà, presidente inoltre dell’associazione Il Mito di Efesto Aps, si trova a vivere una situazione del genere. Questa volta però è toccato a lui e a suo figlio in prima persona: la visita medica era alle 12.30, ma sono entrati alle 14 “Ma è stato un caso” – ha sottolineato nel post Spadavecchia – “Perché si è affacciato alla porta un medico che conosce la situazione”.

“Ho scritto il post per dare voce a tutte le famiglie che vivono queste situazioni – ha spiegato a Borderline24 – troppe famiglie vengono spesso calpestate e a pagarne le conseguenze sono bambini e ragazzi che per una visita medica, per di più già fissata da tempo, sono costretti a subire ulteriori traumi e attese che, sappiamo bene, per chi ha spettro autistico, non sono facili. Non mi è piaciuto usare la foto di mio figlio, non lo utilizzo mai per parlare di quello che accade, ma in questo caso è stato doveroso. Succede in tutti gli ospedali, a prescindere dalla fasce d’età e la sanità è complice di tutto questo” – ha sottolineato specificando che sarebbe opportuno creare percorsi dedicati.

“Ci sono momenti che questi ragazzi non riescono a tollerare – ha sottolineato – alcuni dovuti a confusione e ad ambienti esterni che non tollerano. Bisognerebbe facilitare l’attesa, accompagnarli in maniera più veloce. Con questo non intendo far saltare loro la fila, ma prevedere percorso specifici. Non possiamo aspettare che qualcuno si accorga di noi, deve essere l’istituzione sanitaria a prevedere un percorso. Spesso la discriminazione è voluta, ci sono barriere ovunque, sin da quando si nasce. Per questi soggetti non è facile, come non lo è per le famiglie. Oggi non ho potuto tollerare ulteriormente la problematica, esistono regioni virtuose e soluzioni con esperienze positive che non vengono neanche valutate dai nostri amministratori. Non c’è la volontà politica, è il momento di cambiare le cose” – ha concluso.

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