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Movida a Bari, tre controlli in una settimana: “Accanimento”

La denuncia di Prinz Zaum che chiede spiegazioni

Pubblicato da: Francesca Emilio | Ven, 24 Gennaio 2025 - 15:43
Foto Facebook

Tre controlli in una settimana, tutti uguali e in cui sono stati richiesti gli stessi documenti. È accaduto al gestore della libreria Prinz Zaum, nell’umbertino che adesso però vuole vederci chiaro e ritiene che, quanto stia accadendo, sia un “accanimento” ingiustificato, visto il rispetto delle regole. La denuncia è stata effettuata con un lungo post sui social in cui, lo stesso, ha dichiarato di “volere l’accesso agli atti che motivano” i controlli rivolgendo l’appello, tra gli altri, al sindaco Vito Leccese. Nel quartiere in questione, ricordiamo, era in vigore fino al 15 gennaio l’ordinanza per arginare il fenomeno della “mala movida”. Da adesso, in seguito a diversi incontri, vige l’autoregolamentazione da parte degli esercenti. Una scelta che non è stata accolta di buon grado dai cittadini.

“Se stai guidando per andare al lavoro e c’è un posto di blocco sotto casa tua e ti chiedono tutti i documenti per la circolazione, va bene, è un controllo di routine, arriverai tardi al lavoro ma capita – si legge nel post – se due giorni dopo lo rifanno, comincia a sembrarti strano, ti innervosisci, ancora una volta farai tardi al lavoro, ma vabbè. Se lo rifanno ancora e “minacciano” di rifarlo, controllando sempre gli stessi documenti, complicandoti il modo un cui ti ricavi il reddito col lavoro, allora no, perdi la pazienza.
E infatti noi abbiamo perso la pazienza. E lo abbiamo fatto per questo: giovedì 16 gennaio due agenti della polizia annonaria del Comune di Bari si sono presentate da noi per un primo controllo informale. Quattro giorni dopo, lunedì 20 alle 18 sono tornate per il controllo formale di tutta la documentazione di Prinz Zaum mentre era in corso la presentazione di un libro. Il controllo è durato due ore e mezza. Ieri sera, giovedì 23, due giorni dopo l’ultimo controllo e una settimana dopo il primo, due diversi agenti della stessa polizia amministrativa del Comune sono tornati da noi a richiederci l’esibizione di tutti gli stessi documenti. E ci hanno detto che sabato torneranno. Tre controlli a distanza di pochi giorni e un quarto annunciato”, sottolinea.

“Tutti questi controlli – si legge ancora nel post –  hanno constatato una gestione corretta della nostra attività e il rispetto delle norme dal punto di vista amministrativo, come da verbale che ci è stato rilasciato il 20 gennaio. Qui da Prinz Zaum rispettiamo il lavoro di tutti e tutte, da chi non ha alcun potere a chi è investito da quello pubblico, come la polizia amministrativa del comune di Bari. Perché rispettiamo il lavoro, come ci hanno insegnato due secoli di tradizione del movimento operaio. Di fronte alla richiesta di un pubblico funzionario di esibire i documenti che attestano la corretta gestione della nostra attività siamo sempre stati collaborativi. Ma di fronte a tre controlli in una settimana e l’annuncio di un quarto con la richiesta di esibizione degli stessi identici documenti da parte della polizia municipale ci chiediamo quale siano le ragioni di tanta attenzione. E vorremmo l’accesso agli atti che la motivano. Noi alcune idee su cosa stia accadendo ce le siamo fatte. Alcune sono di ordine generale e riguardano il modo in cui questa amministrazione abbia inteso intervenire sulla libera fruizione da parte dei cittadini e delle cittadine baresi del loro spazio pubblico. Di fronte ad alcuni problemi relativi al giusto diritto al riposo notturno di alcuni, pochi, residenti in alcune, poche, strade si è deciso di intervenire con la più grande istituzione di una “zona rossa” che questa città abbia mai visto dopo il G7. Di fatto per rispondere alla richiesta di qualcuno si è limitata la libertà di tutti i baresi di vivere le strade di un pezzo della loro città. E allo stesso tempo si è individuato nelle attività intorno alle quali moltissimi e moltissime baresi si aggregano il male da contenere, sorvegliare e punire. Altre ragioni riguardano direttamente noi. Siamo una realtà che contribuisce da 15 anni, prima nella forma di solo libreria indipendente, e da 8 anni nella forma complessa di bar, spazio eventi, libreria, spazio teatrale, pub alla crescita di un quartiere. Del nostro quartiere. Di quello dove viviamo ogni giorno. Ci ricordiamo com’era via Cardassi prima di Prinz Zaum. Spettrale. Dal quartiere murattiano a Japigia non esiste nessun’altra libreria indipendente e ci dispiace se ospitare le scolaresche per progetti nazionali come #ioleggoperché, i gruppi di lettura in una città proclamata “Bari città che legge”, le presentazioni di case editrici del territorio e nazionali in una Regione che ha un assessorato all’Industria creativa, crei un certo passaggio di bambini, ragazzi, adulti, anziani sul marciapiede davanti le nostre vetrine. Ci ricordiamo cos’era Madonnella una ventina di anni fa. E ci ricordiamo anche il fortino di classe di quello che alcuni oggi chiamano l’Umbertino. Ma siamo anche una realtà le cui attività danno fastidio: qui si discutono libri contro gli stereotipi e i poteri, qui ci si educa tutti e tutte, noi per primi, alla libertà personale e di pensiero e al rispetto per il lavoro. Qui non si è mai fatta campagna elettorale per nessuno, eppure qui si sono avuti riconoscimenti da istituzioni locali e nazionali per l’attività culturale svolta”, evidenzia.

“Prinz Zaum – prosegue – è il luogo che da sempre combatte chi cerca di spacciare risposte semplici a problemi complessi, I meccanismi repressivi, le ordinanze liberticide, sono la soluzione più banale, un tentativo di nascondere la polvere sotto il tappeto. E la polvere di cui parliamo è la mancanza di cultura, di spazi di aggregazione e di condivisione per tutti e tutte.
Questo è quello che siamo e forse per questo diamo fastidio Perché a Prinz Zaum la cultura la si fa per tutti e tutte. Gratis. Stando anche la sera a chiacchierare bevendo una birra o un vino. E la si fa anche chiacchierando sul marciapiede. E a qualcuno dà proprio fastidio questo. Che cittadine e cittadine occupino lo spazio pubblico, che siano sui marciapiedi e per strada. E non veniteci a dire che disturbiamo il sonno di qualcuno, perché Prinz Zaum chiude da sempre alle 23 e se fa musica dal vivo la fa dalle 19.30 alle 21.30. Da sempre. Ma qualcuno vorrebbe che lo spazio pubblico, compreso quello davanti a Prinz Zaum, fosse un’estensione del proprio spazio privato, della propria casa. E mal sopporta tutta quella gente che deve incrociare dal balcone o quando esce o torna di casa. Non sopportano Prinz Zaum per questo. E dimenticano che la strada verso la propria casa è diventata più sicura da quando c’è Prinz Zaum la sera. Che se ci sono persone davanti a sé basta chiedere “permesso”, che la casa magari oggi vale molto di più proprio grazie a Prinz Zaum. Non a caso qualcuno ha deciso di chiamare il suo B&B sopra di noi “casa Zaum”. Una struttura ricettiva appunto. Al cui controllo sarebbe predisposta la stessa sezione della polizia amministrativa che abbiamo avuto il piacere di ospitare 3 volte in pochi giorni. Il che fa ben capire quali siano le priorità di questa amministrazione nell’uso delle sue risorse. Una città in cui il problema della casa è enorme, soprattutto in un quartiere come Madonnella. Un problema aggravatosi in modo esponenziale dal fiorire di centinaia di attività ricettive, alcune legali, alcune no. Alcune costruite grazie ad una minuscola eredità e che vanno a compensare redditi da lavoro scarsi, altre costruite grazie a investimenti di grandi gruppi immobiliari, nazionali e internazionali, altre ancora dove si ricicla facilmente il denaro della malavita locale. Attività che meriterebbero la stessa attenzione che la polizia amministrativa sta dedicando a noi”, conclude aggiungendo due “post scriptum”: “i due agenti venuti ieri ci hanno intimato di esporre il cartello “per ordinanza non si può servire in vetro dalle 23”. Noi chiudiamo alle 23. Da sempre. Ancora non capiamo come potremmo servirvi da bere quando siamo chiusi; Abbiamo chiuso i commenti sotto il nostro post perché crediamo che i social non siano il luogo adeguato per la discussione politica”.

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