C’è qualcosa di straordinariamente affascinante nei sogni: quel miscuglio di immagini, emozioni e frammenti di memoria che si rincorrono nella mente mentre dormiamo, spesso senza una logica apparente. Per secoli li abbiamo raccontati, interpretati, cercando di fissarne il ricordo su carta appena svegli. Ma cosa succederebbe se potessimo davvero rivederli?
Da oggi, questa idea non è più solo fantascienza.
Si chiama Dream Recorder, ed è un progetto open source sviluppato dal collettivo creativo e tecnologico Modem Works.
Una delle applicazioni più visionarie e poetiche dell’intelligenza artificiale generativa viste negli ultimi tempi. Il funzionamento è sorprendentemente semplice, ma anche tecnicamente sofisticato.
Come funziona? Al risveglio, si prende la parola: si racconta il sogno a voce, mentre l’apparecchio – un piccolo dispositivo costruito su Raspberry Pi, registra tutto. A quel punto entra in gioco un sistema AI: la registrazione vocale viene trascritta e interpretata da modelli linguistici (come GPT-4), che restituiscono uno script narrativo coerente. Da lì, il testo viene passato a un motore di generazione video che crea una breve sequenza animata, ispirata al contenuto onirico raccontato.
Il risultato è un piccolo film del sogno. Non perfetto, certo: più una rievocazione creativa che una ricostruzione fedele. Ma incredibilmente suggestivo. Le immagini sono surreali, poetiche, spesso sorprendenti.
Aspetto importante inerente erica e privacy è che Dream Recorder salva i video solo in locale, con possibilità di criptazione e cancellazione automatica. Inoltre, è l’utente a decidere se e quando condividere i propri sogni, che non vengono mai caricati online senza consenso.
Dream Recorder potrebbe diventare una nuova interfaccia tra inconscio e narrazione, un ponte tra ciò che immaginiamo senza filtri e ciò che possiamo trasformare in storie. E forse proprio per questo, il progetto stia già attirando l’attenzione di creativi, psicologi e sviluppatori: non solo per il fascino della tecnologia, ma per l’idea di fondo che apre uno spazio nuovo, quello della memoria visiva onirica.