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Chat Gpt usato come “psicologo”, l’Ordine Puglia: “Utenti indifesi”

"Il colloquio con un professionista in carne e ossa resta insostituibile"

Pubblicato da: redazione | Mar, 11 Marzo 2025 - 10:54
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“Non confondiamo l’approccio umano con quello delle macchine, per quanto queste siano considerate intelligenti”. Il presidente dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Regione PugliaGiuseppe Vinci, commenta il fenomeno del crescente utilizzo di ChatGPT e altre intelligenze artificiali come “psicologi” digitali tra i giovani. Il punto centrale della questione riguarda la percezione ambigua che molte persone tendono ad attribuire all’intelligenza artificiale: quella di un interlocutore umano in grado di comprendere, ascoltare e rispondere in modo empatico. Per Vinci, sebbene le nuove tecnologie possano rappresentare una risorsa interessante e innovativa, non si possono ignorare i rischi legati alla loro applicazione in ambiti delicati come  quello della salute mentale. “Nessuno, neanche gli sviluppatori dell’intelligenza artificiale, conosce bene le opportunità e i rischi che il suo uso comporta, e questo ci deve impegnare nell’essere vigili e attenti” spiega lo psicologo. Nel caso della salute mentale, l’IA può aiutare a reperire e sintetizzare, come in un Bignami, tante conoscenze utili già presenti in rete, che fanno riflettere e possono anche aiutare, fornendo altri punti di vista.

“A proposito di tali conoscenze – specifica Vinci – sul sito dell’Ente di Previdenza degli Psicologi (Enpap), digitando viveremeglio.enpap.it, si trovano disponibili gratuitamente per tutti, diversi semplici manuali per i disturbi e le difficoltà psicologiche più comuni, ben curati dall’Università di Padova, e perciò molto utili”. Preoccupante è che quelle conoscenze vengono proposte attraverso la finzione di un dialogo con un assistente virtuale che, in realtà, non esiste perché “chi risponde – sottolinea lo psicologo – non conosce minimamente la persona che gli pone la domanda, ma rilancia solo ciò che è stato scritto da qualcuno in casi analoghi, rintracciati dall’algoritmo nell’immensità della rete e fatto pronunciare da una interfaccia conversazionale, alla stregua di un ventriloquo”. L’ambiguità che ne deriva può portare a fraintendimenti pericolosi, in cui la persona cerca supporto e risposte che non solo non sono personalizzate, ma che non tengono conto della complessità e unicità di ogni singola esperienza emotiva. “Dare un nome e sembianze umane alla chatbot mi sembra la creazione di una illusione piuttosto truffaldina, che può essere anche rischiosa per chi si trova in condizioni di vulnerabilità e fragilità, perché priva di un controllo appropriato su ciò propone, il controllo di un umano che si è preparato responsabilmente per quel ruolo” ha sottolineato il presidente degli psicologi pugliesi.

“Il guaio vero – sottolinea Vinci – è che l’offerta di tali opportunità si svolge al di fuori di normative che proteggano l’utenza, che resta indifesa. Norme che invece sono naturalmente stringenti per chi voglia esercitare una professione di aiuto, per esempio il medico o lo psicologo, giustamente tenuti a studiare, laurearsi, specializzarsi prima di entrare nelle vite delle persone”. Il colloquio con un professionista in carne e ossa resta insostituibile. “La capacità di un essere umano di entrare in connessione emotiva, di comprendere il contesto di una persona e di accompagnarla in un percorso di cambiamento è ben lontana dall’imitazione che un’IA può fare, per quanto avanzata”. Affidarsi a soluzioni digitali, dunque, non risolve il problema, anzi rischia di generare false aspettative e di non affrontare in modo efficace le reali difficoltà psicologiche delle persone. L’invito dell’Ordine regionale degli Psicologi è alla riflessione sui limiti di queste tecnologie e a non confondere la presenza digitale con un’autentica relazione terapeutica. “La strada giusta è quella di incoraggiare l’uso consapevole della tecnologia, come supporto aggiuntivo, ma mai come sostituto del contatto umano e della professionalità” ha concluso Vinci.

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