Non potranno essere demoliti i 202 palazzi identificati come “patrimonio identitario della città”, perché espressione di opere di architettura moderna e contemporanea. Lo ha disposto il Comune con una delibera di variante che approderà in Consiglio comunale nelle prossime settimane.
L’elenco pubblicato è un atto dovuto in seguito alla legge regionale del 2008 recante “Misure a sostegno della qualità delle opere di architettura e di trasformazione del territorio” che ha come finalità “il riconoscimento del pubblico interesse nell’ideazione e nella realizzazione delle opere di architettura e di trasformazione del territorio, quali strumenti fondamentali per assicurare la qualità dell’ambiente urbano e rurale”.
La lista riporta 202 beni (con oltre 6mila proprietari) distribuiti nei cinque municipi, ma soprattutto nei municipi I e II. Spiccano palazzi come quello della Motta di corso Vittorio Emanuele, gli edifici pubblici come quello di Giurisprudenza o dell’ex Enel in piazza Cesare Battisti, ma anche le ville di via Amendola e corso Alcide De Gasperi o a Torre a Mare o nel rione Marconi o lo stadio San Nicola o ancora il Villaggio del Fanciullo in piazza Giulio Cesare. Ci sono edifici individuati nella zona industriale e Stanic.
Più nel dettaglio ci sono ben 70 edifici che riguardano il primo municipio, quindi distribuiti tra il Murattiano (come i palazzi Andidero, Sylos Labini o la sede di Intesa San Paolo in via Abate Gimma, l’edificio della Rai in via Dalmazia solo per fare qualche esempio), 82 nel municipio 2 (sia tra edifici pubblici come il Giovanni XXIII o l’auditorium Nino Rota o quelli privati, le tantissime ville su via Amendola), 27 nel municipio III (oltre ad alcuni padiglioni della Fiera anche in questo caso ci sono ville storiche private che non possono essere toccate), ed ancora 11 nel municipio IV (come l’ex mattatoio in via ospedale Di Venere) e 12 nel municipio V.
I vincoli imposti sono: il via libera a interventi edilizi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo mentre non è ammessa la demolizione totale e ricostruzione; gli interventi devono essere tesi alla conservazione e/o ripristino dei caratteri morfologici tipologici originari dell’involucro, dell’apparato decorativo, di materiali, colori e finiture; eventuali aumenti di superficie interna devono essere finalizzati all’adeguamento statico strutturale e/o funzionale, senza comportare alterazioni dei caratteri identitari e tipologici del manufatto; le istanze devono essere corredate da relazione descrittiva e/o studio storico-critico a firma di tecnico abilitato, al fine di aumentare il sistema delle conoscenza della città. Richiamando la norma regionale laddove introduce la promozione della domanda di qualità architettonica ed urbanistica anche attraverso “incentivi a sostegno del processo”, sono previste forme incentivanti/decontribuzioni previa disponibilità dei proprietari alla realizzazione di “cantieri evento” e a visite guidate, utili alla conoscibilità pubblica del Patrimonio Identitario e alla diffusione.
La ristrutturazione edilizia, anche con aumento della superficie interna viene concessa solo se finalizzata al miglioramento della qualità architettonica e/o all’adeguamento statico-strutturale e/o funzionale di edifici o parti di essi, senza alterare i prospetti visibili dagli spazi pubblici o di pubblico passaggio e le partiture degli infissi. Infine, ferme restando le disposizioni del vigente regolamento comunale della Pubblicità e del Piano generale degli impianti pubblicitari non sono ammesse installazioni di impianti pubblicitari su murature d’attico, elementi di coronamento, coperture, torrini.