Un tempo erano il simbolo dell’autunno pugliese, alimento povero ma ricco di storia, capace di sfamare intere comunità. Oggi, invece, i castagneti del Gargano e di altre zone vocate della regione sembrano destinati a un lento e inesorabile declino. La causa ha un nome preciso: il cinipide galligeno, un piccolo insetto originario della Cina che, anno dopo anno, sta prosciugando la produzione di castagne fino a ridurla quasi a zero.
Secondo il monitoraggio di Coldiretti Puglia, il crollo arriva in alcuni casi al 90%, con interi boschi secolari in sofferenza e nuove piante che faticano a dare frutti. A peggiorare il quadro ci sono altre malattie come la peronospora del castagno, responsabile della caduta prematura di foglie e ricci, e il mal dell’inchiostro, che affligge i terreni. Ne risultano raccolti ridotti a pochi chili, laddove un tempo i castagneti garantivano abbondanza e lavoro.
Il paragone con il passato è impietoso: nel 1911 la produzione nazionale superava gli 800 milioni di chili, mentre appena dieci anni fa si contavano ancora 55 milioni. Oggi, invece, i boschi di Vico del Gargano, Carpino, Ischitella, Cagnano e di altre aree del Salento e della Murgia lottano per sopravvivere, nonostante le campagne di difesa biologica.
Il rischio concreto è che sulle nostre tavole finiscano castagne provenienti dall’estero – Portogallo, Spagna, Grecia, Turchia – vendute come italiane e con inevitabili conseguenze sui prezzi corrisposti ai produttori locali. E ancora più difficile è tracciare l’origine delle farine di castagna, che non hanno un codice doganale specifico.
Per Coldiretti la strada è una sola: tutelare i consumatori e i produttori attraverso controlli più serrati, ma anche valorizzare i mercati locali e le sagre di stagione, dove è ancora possibile acquistare castagne italiane autentiche. Un invito, insomma, a riscoprire il gusto del “fai da te” tra i boschi o nelle piazze, per non rinunciare a un patrimonio che ha segnato la storia alimentare del Paese.
Arrosto, lesse, cotte nel latte o trasformate in ripieni e dolci: le castagne restano un pilastro delle tradizioni culinarie d’autunno. Ma senza un cambio di rotta, il rischio è che presto le nostre caldarroste non abbiano più nulla di italiano, se non il tricolore stampato sull’etichetta.