Esaurita la pausa per le nazionali, riprende il campionato di Serie B. Il Bari torna in campo forte della prima vittoria stagionale conquistata contro il Padova. Prossimo avversario dei biancorossi sarà la Reggiana di mister Dionigi, reduce dal blitz esterno sul campo del Cesena. Per approfondire i vari temi legati a questa gara e per fare un tuffo nel passato biancorosso, abbiamo intervistato un doppio ex di Bari e Reggiana: Daniele Sciaudone, che si è concesso ai microfoni di Borderline24.com.
Finalmente il Bari ha trovato la prima vittoria stagionale. In molti però l’hanno definita una vittoria casuale, arrivata dopo una prestazione non proprio brillante. Lei che idea si è fatto?
“Tra spezzoni di partite e highlights ho notato anch’io questa cosa: una vittoria arrivata quasi per caso. Ma le qualità del Bari ci sono, le giocate possono emergere, anche se la superiorità numerica ha agevolato il compito dei biancorossi. È però evidente che la squadra stia incontrando qualche difficoltà”.
Si aspettava un avvio così complicato per i biancorossi?
“Non mi aspettavo di vederli nei bassifondi, ma prevedevo alcune difficoltà iniziali: sono arrivati giocatori forti ma che non avevano sempre giocato con continuità negli ultimi tempi. La partita è un’altra cosa e, quando si è fermi per un po’, è normale faticare a ritrovare il ritmo”.
Guardando l’organico di quest’anno, che idea si è fatto del Bari? Conosce personalmente qualcuno dei calciatori attuali?
“Conosco Dickmann, Castrovilli e Partipilo. Ai miei tempi erano ragazzini, ora sono calciatori affermati. Credo sia per loro motivo di orgoglio indossare nuovamente la maglia biancorossa, ma hanno anche i riflettori puntati addosso perché ci si aspetta molto da loro. Probabilmente percepiranno un po’ di pressione”.
L’impressione è che il tecnico Caserta stia faticando a gestire una piazza esigente come quella biancorossa. Lei che conosce bene l’ambiente, pensa che allenare a Bari non sia davvero per tutti?
“Sì, questo è un dato di fatto. Bari è una piazza molto esigente, giustamente, perché la gente partecipa e il tempo per prove ed errori è limitato. Lo scorso anno c’era comunque un’idea di gioco, uno sviluppo che si stava formando. Quest’anno mi sembra ci siano maggiori difficoltà, forse perché i giocatori non si adattano alle idee del mister o perché serve tempo. Non tutti sono predisposti a sopportare questo contesto”.
Sabato il Bari sarà di scena a Reggio Emilia. Che squadra è la Reggiana di Dionigi e che tipo di partita si aspetta?
“Sarà una gara impegnativa, perché la Reggiana deve conquistare punti in casa. È una squadra che fisicamente sta bene, ha alcuni giocatori di qualità e tende a concedere, ma non molla mai. Spesso è andata sotto ma è riuscita a recuperare. Il Bari dovrà affrontare la partita con determinazione, facendo le scelte giuste per i giocatori più motivati a ottenere il risultato”.
Tornando ai biancorossi, la frattura tra tifoseria e proprietà sembra ormai insanabile. Anche il calo di presenze allo stadio ne è la prova più evidente. Lei che idea si è fatto di questa situazione?
“È una situazione ciclica, di disaffezione. Ci sono state stagioni in cui si è cercato di ripartire, ma la saturazione dei tifosi è evidente. Capisco chi dice “basta”, ma a volte questo può complicare il compito dei giocatori. Chi vuole portare il Bari in Serie A deve però guardare avanti”.
Sono passati quasi dieci anni dal Bari della “remuntada”, con lei grande protagonista. Eppure, molti tifosi sostengono che poco sia cambiato da allora. È d’accordo?
“Certo, non ci sono criticità legate al rischio fallimento come allora, ma a livello di stabilità societaria ci sono ancora problemi. Ci sono state alcune annate positive con squadre competitive, ma complessivamente la sensazione è che manchi ancora continuità”.
A Reggio Emilia ha collezionato cinquanta presenze e due gol. Che esperienza fu quella emiliana?
“Bellissima esperienza. Mi sono trovato molto bene con compagni, città e società. È una città dove sarei rimasto più a lungo se le scelte societarie lo avessero permesso. Ho bellissimi ricordi e tantissima amicizia”.
Lei è un classe ’88: oggi dove milita e come sta vivendo questa fase della sua carriera?
“Sono in pausa. Sono stati mesi complicati perché è venuto a mancare mio padre. È stata una botta, quindi ho preso un po’ di tempo per riflettere, capire e ripartire. Per fortuna ci sono i figli e la famiglia che danno sostegno e felicità”.
E guardando al futuro: cosa vuol fare “da grande” Daniele Sciaudone?
“Momentaneamente resto nel calcio come idea principale, ma mi piacerebbe fare altro al di fuori. Negli ultimi anni il calcio è dominato da incompetenza e mediocrità, quindi sarebbe bello fare qualcosa con serietà e professionalità”.