Un negozio che resta chiuso non per volontà dei commercianti, ma per necessità o forse quasi per “sopravvivenza”. È questo il senso della denuncia affidata ai social da Marika Mirizzi, commerciante barese, che racconta in prima persona la fatica quotidiana dei negozi di prossimità alle prese con un mercato sempre più orientato verso franchising, catene e piattaforme online.
“Ci sono giorni in cui il mio negozio non aprirà. E no, non chiedetemi perché: fermatevi un attimo e interrogatevi”, scrive Mirizzi, spiegando come il commercio locale stia pagando lo scotto di scelte collettive e abitudini di consumo che negli anni hanno privilegiato “i grandi marchi e le catene senza volto”. A pesare, secondo la commerciante, non è solo la crisi economica ma la perdita di un valore culturale: quello della relazione diretta tra chi vende e chi entra. “Si è smarrito il valore del commercio di prossimità, della mano che ti porge un capo, dello sguardo che ti consiglia davvero. Un negozio non vive di magia: vive delle persone che lo attraversano”.
Mirizzi racconta anche le reazioni dei clienti quando trovano la serranda abbassata: “Mi dicono ‘che peccato se chiudi’, ‘che peccato trovarti spesso chiusa’. Io rispondo sempre: non è una mia decisione, è una decisione della gente”. Una scelta collettiva, dice, che sta portando molti negozianti a “adattarsi a un cambiamento che non abbiamo deciso noi”. Il suo messaggio si chiude con un avvertimento amaro: quando ci si accorgerà che mancano i rapporti umani, “quella chiacchiera spontanea, quel consiglio sincero tra due anime che si incontrano”, potrebbe essere troppo tardi. “Entrare in un negozio non è solo acquistare: è entrare in una relazione. Ma quel giorno, forse, molte serrande saranno già chiuse”. Un grido di allarme che risuona in tante strade commerciali della città dove il problema non è soltanto culturale, tanti infatti denunciano l’assenza di un’organizzazione della viabilità che consenta di poter lasciare l’auto nelle vicinanze delle strade dove sono situati i negozi, senza dover preferire i luoghi con parcheggio apposito che molto spesso sono proprio legati ai grandi marchi. “Ormai non riesco più a fare la spesa nei miei negozietti preferiti – denuncia una 60enne barese – prima riuscivo a parcheggiare l’auto vicino, oggi non è possibile. Ci sono troppe automobili e nemmeno un posto auto quando serve. Così mi ritrovo a dover preferire le grandi catene di distribuzione: oltre al danno, la beffa. Non solo non risparmio, ma ne è lesa anche la qualità dei prodotti. In che direzione stiamo andando? Tanti negozi hanno giù chiuso. Questa città l’hanno rovinata”, conclude.
Foto Facebook Marika Mirizzi