La Puglia continua a perdere i suoi giovani talenti e a faticare a tenere il passo con l’innovazione tecnologica. È quanto emerge dal rapporto annuale dello Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, presentato oggi. L’analisi mette in luce criticità storiche del territorio, dove le imprese restano in gran parte poco evolute e predominano settori a bassa specializzazione produttiva, capaci di generare solo lavoro povero e di spingere migliaia di giovani a cercare opportunità migliori altrove.
Il dato più preoccupante riguarda i laureati under 34: tra il 2019 e il 2023 quasi 19mila pugliesi con formazione superiore hanno lasciato la regione. Un’emorragia di competenze, energie e idee che rischia di compromettere il futuro della regione se non si interviene con investimenti mirati in filiere strategiche e di valore, così come indicato nella piattaforma regionale consegnata al neo-presidente Decaro prima del voto.
Non va meglio sul fronte dell’economia generale: sia l’occupazione sia il Pil hanno rallentato e, anche quando crescono, l’inflazione e i salari bassi continuano a erodere il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati. Secondo gli osservatori, la situazione è aggravata da scelte di politica nazionale che penalizzano il Mezzogiorno: tagli al welfare, assenza di una politica industriale organica, investimenti concentrati su settori controversi come l’industria bellica e la transizione energetica del siderurgico di Taranto gestita senza sufficienti risorse per lo sviluppo locale.
In questo contesto, la proposta di riproporre l’autonomia differenziata, già bocciata dalla Consulta, rischia di accentuare le disuguaglianze tra Nord e Sud. È per queste ragioni che la Cgil ha proclamato uno sciopero generale il prossimo 12 dicembre, con manifestazioni in tutta la Puglia e una grande mobilitazione a Bari. L’obiettivo è chiedere al Governo una politica economica e sociale diversa, capace di investire sul Sud e sui giovani, promuovere la crescita e difendere le imprese manifatturiere minacciate dalla crisi industriale e dalla mancanza di strategie lungimiranti.