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“Ti segue ovunque e può assomigliare a chiunque, a qualcuno che conosci o uno sconosciuto nella folla. A volte può prendere le sembianze di che ami solo per farti impazzire. Non ha un nome né un volto, ma è una presenza costante che cammina dritto verso di te e non vuole altro che la tua vita. Quindi guardati sempre le spalle”. Il male in It Follows, l’horror di David Robert Mitchell al cinema dal 6 luglio, ha la forma mostruosa di un contagio, di una maledizione che si trasmette attraverso l’amplesso e che attacca corpo e mente.
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Questo è l’incubo in cui piomba la diciannovenne Jay (Maika Monroe), una teenager americana come tante, che sogna di incontrare il vero amore e di fuggire dalla periferia verso una nuova vita, pur non disdegnando qualche avventura con i ragazzi del luogo. Come spesso le accade, non passa molto tempo prima che il suo sogno romantico si infranga sui sedili posteriori di un’auto e anche Hugh (Jake Weary), la sua ultima conquista, non delude le attese. Questo, però, è solo il minore dei mali, perché questo principe azzurro dal viso angelico nasconde un terribile segreto, una maledizione che si trascina dietro da tempo e che ora le ha attaccato. Da ora in poi il male seguirà Jay ovunque vada: non importa quanto lontano cerchi di scappare, la maledizione non si fermerà fino a che non le avrà tolto il sonno, la pace e la vita.
It Follows è un horror che centra perfettamente il suo obiettivo, cosa che ormai capita raramente. La paura, l’angoscia di essere costantemente braccati da qualcosa da cui non è possibile scappare sono resi alla perfezione senza annegare lo schermo di sangue, ma dosando sapientemente l’orrore e portando lo spettatore in un vortice di paura. La scena è onirica e allo stesso tempo reale, oscillando tra panoramiche e zoom dal sapore fantastico e long take iperrealistici che portano lo spettatore al centro della scena, lasciandogli il compito di individuare il pericolo e creando un profondo senso di disagio.
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David Robert Mitchell ha dichiarato di aver reso omaggio a John Carpenter – in particolare ai cult La Cosa e a Halloween – ma, benché lo spirito dei grandi aleggi costantemente su questa pellicola, il suo stile rimane perfettamente riconoscibile. The Myth of the American Sleepover, come It Follows, vedeva come protagonisti un gruppo di ragazzi che scoprono la sessualità e quanto possa essere spaventoso diventare adulti. Le ansie e le paure diventano incubi ad occhi aperti e il suo desiderio di inserire prepotentemente l’elemento perturbante in un contesto realistico resta invariato, così come la straordinaria capacità di Mitchell di creare un mondo slegato da qualunque periodo storico, fuori dal tempo, eppure autentico nelle emozioni che genera nello spettatore. Rimanendo sempre fedele a sé stesso nello stile e nell’interesse ricorrente verso il lato oscuro dell’adolescenza, Mitchell riesce evocare le paure più profonde, i turbamenti e le perversioni umane, dando vita a un senso di angoscia che rimane attaccato addosso come una maledizione.
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